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Le streghe di Smirne: breve commento al romanzo di Mara Meimaridi

7 Gennaio 2016
Le streghe di Smirne: breve commento al romanzo di Mara Meimaridi

Con l’Epifania ho concluso la lettura de Le streghe di Smirne di Mara Meimaridi. L’avevo già letto ma, in occasione dell’arrivo della befana, mi è saltato il grillo di rileggerlo e per oggi ho pensato di scriverci un breve commento o recensione.

Vieni a leggere di cosa parla?

Leggere Mara Meimaridi: le streghe di Smirne

Le streghe di Smirne mi è stato regalato dai miei compagni d’università, subito dopo il conseguimento della laurea triennale. Ad esso era stato accostato un libretto divertente e licenzioso e un classico della letteratura, Lo straniero di Camus.

Ora, ancor mi domando con quali criteri dei miei amici di studi scelsero questa “bizzarra” combinazione di titoli ma, se lessi e divorai Lo straniero, con Le streghe di Smirne rimasi dubbiosa. Il primo romanzo di Mara Meimaridi mi era piaciuto o non mi era piaciuto?

Per risolvere questo dubbio, sorto (guarda te il caso) poco prima dell’arrivo della Befana, non potevo far altro che rileggere e… Le streghe di Smirne mi sedusse per diversi motivi mentre, per altri, mi lasciò con alcuni punti interrogativi.

Sì a Le streghe di Smirne perché è un romanzo, secondo me molto particolare nel quale si mescolano nozioni storiche, salti nel tempo e stregonerie per dare uno spaccato originale e dettagliato di come la donna vedeva sé stessa e le altre. Con tutti i loro pregi e fedi ma anche con i loro difetti e il loro talento per le macchinazioni e l’inganno.

È il mistero del femminile e della donna dai poteri magici, la strega il centro di tutto il romanzo di Mara Meimaridi. Un mistero che Katina e la madre Eftalìa sembrano conoscere e con il quale decidono il loro destino e il riscatto economico, amoroso, sociale che le è stato portato via dalle guerre, dalle privazioni e dalla controparte maschile. Malgrado l’autrice abbondi con descrizioni e indizi sulle pratiche magiche, rimane sempre un velo di non detto che il lettore non è in grado di scostare e che la lettrice percepisce, non senza inquietudine.

Le streghe di Smirne, infatti, gioca sui contrasti culturali e tra uomo e donna, mescola credenze arcaiche con i credi delle tre grandi religioni monoteiste. Parla di donne che si raccontano attraverso i loro ruoli di mogli, cuoche, madri e massaie. Gli uomini non sono altro che burattini, facilmente manovrabili tanto più una smirniota eccelle in questi compiti.

Le streghe di Smirne

Non è un romanzo d’amore ma la storia di un popolo vista attraverso gli occhi di Katina, la protagonista principale ed è anche la storia della sua bruttezza che però non le ha impedito di avere 4 mariti, uno più affascinante e ricco dell’altro. Lei incarna la figura della strega che, con i suoi malefici, guadagna il vertice della scala sociale e ingenti ricchezze ma… le manca qualcosa, commette un errore di valutazione al quale rimedierà nel futuro, per mezzo della sua pronipote.

Le streghe di Smirne è affascinante, irrazionale e carico di simbolismi antichi e tradizioni dimenticate, come una donna. La conoscenza, la vera conoscenza è offerta dalla Madre, l’insegnante di Katina, Attarte. Quest’ultima è una figura misteriosa che mi ha fatto pensare alla Befana perché è rappresentata, a volte come una vecchia, altre come un’incantatrice di incredibile bellezza.

E la Befana e la fattucchiera è proprio questo, colei che domina e regola i cicli della creazione ed è curioso come le culture e le religioni ne hanno, nei secoli e per mezzo del credo, del pensiero maschile e delle invidie femminili, modificato le sembianze e gli intenti, demonizzandola, svilendola, sminuendola. Malgrado ciò, l’archetipo della donna strega, resiste, mantiene il suo fascino e le conoscenze delle quali ne è depositaria.

Leggere le streghe di Smirne: dubbi e perplessità

Fin qui, tutto bene. Le streghe di Smirne è un bellissimo romanzo, di piacevole lettura. Tuttavia, ci sono delle cose che mi hanno lasciata un po’ stranita. In certi punti, il testo non è chiaro e sembra dare per scontato che il lettore colmi delle lacune, dei vuoti che emergono nel complesso narrativo. Così come il finale pare incompiuto, inconsistente, per niente chiarificatore e che lascia desiderare degli sviluppi successivi. Come se chi legge non fosse pronto per sapere, perché stravolgerebbe e destabilizzerebbe tutte le sue illusorie sicurezze.

In fondo, l’autrice non va poi così lontana dalla verità, dalla risposta finale alle mille domande poste sul mistero della vita e dell’esistenza quando scrive:

“La vita dura quanto una canzone, anzi la vita è come una canzone. E dopo, il disco finisce. Ogni canzone parla di cose diverse, come è diversa la vita di ogni essere umano. La maggior parte delle canzoni parlano d’amore, che nella vita è indispensabile. Se la canzone non è buona, non piace a nessuno e nessuno la canterà più, se invece è bella, la gente se la ricorda per molti, molti anni. Ma nel mondo ci sono anche quelli che le scrivono le canzoni”.

Questo è solo un piccolo passaggio tratto da un punto a caso de Le streghe di Smirne. Ve ne sono altri che però mi verrebbe da collegare anche alla voce, alla canzone di un altro autore e di un altro libro, American Gods di Neil Gaiman. è la presa di coscienza del tempo umano che passa veloce e della memoria, unica soluzione alla perdita delle note e delle voci che si avvicendano, singole, in un mare di collettività con tutte le sue onde emotive, i pensieri e i desideri che si infrangono o si lasciano assorbire dalla terra e riflettono il cielo, alla ricerca di una luce vera e non apparente.

A me piacerebbe leggere altri testi di Mara Meimaridi però, nella blanda ricerca che ho fatto, non risultano altri titoli al di fuori di questo. Peccato perché avrei voluto sapere di più.

Autore: Mara Meimaridi
Titolo: Le streghe di Smirne
Titolo Originale:
Traduzione: Luigina Giammatteo
Casa Editrice: Edizioni E/O
Collana: I Super
Pagine: 503
Anno di pubblicazione: settembre 2006
Prezzo di copertina: Causa dono, prezzo non pervenuto.

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