Ci sono dei libri che sembrano fatti apposta per l’anima e il cuore. A seconda del fluire dei pensieri e dell’approssimarsi di un determinato periodo dell’anno, infatti, tornano alla memoria del cuore e saziano la mente.
Oggi pensavo di parlare di Neve di Maxence Fermine ma, non contenta, ho deciso di aggiungere “a tavola” altri due libri, Shantaram di Gregory David Roberts e La città della gioia di Dominique Lapierre.
Libri per l’anima e il cuore: Shantaram di Gregory David Roberts, prima portata
Se questo fosse un cenone natalizio, il primo piatto è Shantaram. Un romanzo decisamente imponente non solo per il numero di pagine ma anche per la trama e il luogo in cui si svolge, l’India.
È una storia stupenda e, malgrado la mole testuale, scorrevole e affascinante.
Non tutti hanno gradito l’opera di Gregory David Roberts e c’è stato anche chi l’ha trovato noioso o non è arrivato oltre le 20 pagine. È normale che un piatto o un libro, per quanto ben riusciti, non siano in grado di soddisfare i gusti di ogni lettore.
Tuttavia, Shantaram merita un’opportunità, soprattutto per le riflessioni del protagonista, in fuga dal passato (e dai suoi crimini) e in cerca di sé stesso.
Nascono delle amicizie, si ragiona sui moti del cuore e su che cosa sia l’anima. Ci sono momenti di disarmante umorismo e di profondo dolore. Shantaram è un viaggio nelle imperfezioni dell’uomo, non è una fiaba dove tutto è bene quel che finisce bene ma un gioco di illusioni e delusioni.
È anche una storia di amicizia tra persone pure di cuore e persone che, di quella purezza, ne hanno solo un lontano ricordo.
Libri per l’anima e il cuore: seconda portata con La città della gioia di Dominique La Pierre
Continuando con il menù letterario, La città della gioia è un secondo. L’arrosto, per intenderci. Se la prima portata é sostanziosa e ragiona sui moti astratti e concettuali dell’animo e della mente, la seconda è sostanziosa e mostra delle verità reali e concrete.
Si rimane in India anche con Dominique Lapierre ma la città dalla quale il romanzo prende il titolo non possiede ampie strade e palazzi eleganti ma canali di scolo e stanzette di lamiera e cartone dove si ammassano, pagando, intere famiglie fuggite dalla miseria delle campagne, in cerca di opportunità di una vita migliore nella realtà urbana.
Anche ne La città della gioia si affacciano personaggi meravigliosi, tragici e profondamente umani. Ad alcuni è concesso un attimo di gioia, ad altri no.
Come lettore, non puoi fare a meno di affezionarti a loro e di provare compassione per le loro vicende. Compassione, non sensi di colpa.
C’è modo e modo di narrare le cose e le persone e spesso, romanzi che introducono una simile tematica, lo scrittore tende a cadere in un tono d’accusa da far provare vergogna a chi è nato in condizioni di benessere e abbondanza. Non è così per La città della gioia.
Vengono descritte cose terribili, certo. Viene semplicemente illustrata una realtà complessa e sfaccettata. È un romanzo d’inchiesta che, nel rispetto del lettore e dei personaggi narrati, chiede di essere letto per poi indurre alla riflesse e alla riscoperta tutto del sentimento di gratitudine e quindi, di gioia. Nulla va dato per scontato.
Libri per l’anima e il cuore: leggere Neve di Maxence Fermine, il dessert
Infine, Neve di Maxence Fermine, sarebbe un delizioso dessert. Il primo ad essermi venuto in mente e che mi è stato indirettamente e inconsapevolmente ricordato da Nick Murdaca con il suo #CurriculumDelLettore, diviene quindi l’ultimo della triade di libri ma, non per questo, meno importante.
Dall’India ci si sposta in Giappone e si incontra il giovane Yuko, desideroso di diventare un poeta, osservare lo scorrere del tempo e fissarne gli attimi di indicibile bellezza attraverso gli haiku.
Soggetto principale della sua poetica è la neve. I suoi haiku sono meravigliosi ma bianchi, come l’elemento e tanto ama e che secondo lui è:
“contemporaneamente poesia, calligrafia, pittura, danza e musica”.
Ma qualcuno gli fa notare che c’è qualcosa che manca nel descrivere la bellezza tanto decantata. Mancano i colori, manca la pittura e, se la neve è la somma di tutte le arti citate, Yuko deve imparate a vedere i colori nella neve. Per questo gli viene consigliato di partire alla ricerca del più grande pittore di tutti i tempi, Soseki. Un piccolo dettaglio, l’uomo capace di vedere e mostrare i colori dell’anima è cieco e nel suo passato si nasconde una storia d’amore delicata e intensa allo stesso tempo. Una storia che, quasi senza accorgersene, combacia con la ricerca del protagonista.
Il racconto di Maxence Fermine è breve, si legge in poco più di un’ora ed è incantevole nella sua fantasiosa semplicità e dolcezza. Proprio come un dessert.
Qui si conclude questo strano cenone natalizio. Non è obbligatorio che tu segua questo ordine o assaggi questi libri. Mi andava di condividerli con te, come ho sempre fatto da quando ho aperto questo blog e chissà che tu non abbia altre portate da aggiungere anche tu.
Ci sono tanti libri da divorare e con essi non si rischia certo un’indigestione. 😉
Photo Credits: immagine in evidenza via Pixabay
2 Comments
Cara Rita, ho amato tanto La città della Gioia…è bello ritrovarla nelle tue parole! Ottimo arrosto per il menu di Natale! 🙂
😊😊😊