Buongiorno e buon lunedì. Dopo aver scoperto cosa si nasconde dietro una copertina grazie a Riccardo Falcinelli, ho intrapreso e concluso la lettura di Il petalo cremisi e il bianco di Michel Faber.
Non vedo l’ora di parlartene e quindi, senza ulteriori indugi, cominciamo:
Leggere Il petalo cremisi e il bianco di Michel Faber: un’imponente ricostruzione storica
L’opera di Michel Faber, frutto di 7 anni di ricerche in archivio è veramente un’imponente ricostruzione storica della Londra del 1875 ma, la cosa che mi ha colpito di più è stato l’approccio diretto tra narratore e lettore. L’incipit, infatti, recita:
“Attento. Tieni la testa a posto, ti servirà. La città in cui ti conduco è vasta e intricata, e tu non ci sei mai stato prima”.
E così la prima conoscenza è con Caroline, una prostituta che un tempo fu moglie e madre e operaia in una fabbrica di profumi e che, al tempo in cui si muovono i personaggi del romanzo, si trova a vendere il suo corpo nei bassifondi londinesi descritti con tale precisione da sentirne il tanfo dello sterco di cavallo e della scarsa igiene del popolino, il rumore delle carrozze e le grida di venditori e ciarlatani.
Non è Caroline la prostituta su cui si concentra Michel Faber, anche se non va dimenticata, ma è Sugar il punto focale dell’intera struttura narrativa de Il petalo cremisi e il rosso.
Una prostituta di appena 19 anni molto richiesta dall’universo maschile non solo per i suoi servizi ma anche per la sua capacità di intrattenere qualsiasi conversazione allettando così il corpo e la mente del cliente pagante. Va aggiunta che la straordinarietà di Sugar sta nel fatto che essa, benché sia donna di malaffare, sia in rado di leggere e scrivere.
A proposito, è anche una romanziera. La protagonista è però ben cosciente che la sua opera non verrà mai letta dalla società bigotta e benpensante, profondamente maschilista, nella quale si trova a sopravvivere e, il suo incipit ricorre più volte lungo le pagine delle vicende che scorrono sotto gli occhi del lettore o, in questo caso, della lettrice:
“Gli uomini sono tutti uguali. Se c’è una cosa che ho imparato nel corso della mia vita sulla Terra, è questa. Gli uomini sono tutti uguali.
Come posso affermarlo con tanta convinzione? Ho forse conosciuto tutti gli uomini che è possibile conoscere? Ebbene sì, caro lettore, forse è proprio così”.
Sugar viene poi notata e, letteralmente, comprata dal rampollo delle profumerie Rackham, William e dalla loro relazione appaiono altre figure femminili affascinanti come la consorte, Agnes Rackham e la donna dei desideri del fratello Henry Rackam, Mrs Emmeline Fox.
La prima è bellissima, elegante, affascinante ma molto sfortunata poiché vive il matrimonio come se fosse una prigione, circondata da persone che, non comprendendo la natura del suo male, vorrebbero rinchiuderla in manicomio. Anche Agnes legge e, malgrado la sua condizione di donna rispettabile (e quindi di mogliettina ornamentale alla quale si chiede di essere bella e aggraziata) è meno sciocca di quanto possa sembrare:
“In nessun altro luogo la differenza tra uomini e donne è più evidente che nei romanzi che scrivono”.
E Michel Faber approfondisce questo pensiero dicendo che:
“Gli uomini fingono di inventare tutto, che tutti i personaggi siano burattini della loro immaginazione. […] Le scrittrici sono più oneste, scrivono quello ce mi è successo”.
Burattini. È questo quello che è una donna londinese dell’Ottocento che vive in piena Rivoluzione Industriale. Un’epoca così analizzata da Mrs Fox:
“Ci stiamo avviando verso un’epoca talmente strana. Un’epoca in cui tutte le nostre scelte morali saranno complicate e compromesse dall’amore per il progresso. Vedo scivolare il mondo nel Caos, mentre noi ci limitiamo a guardare, incerti su quello che dovremmo, o potremmo, fare”.
Gli uomini e soprattutto il protagonista, pensano di avere il controllo di tutte le cose e, di conseguenza anche delle donne, pensando di poterle manovrare a seconda dei suoi desideri. Questo vale anche per la figlioletta, Sophie, che per buona metà del romanzo non risulta altro che un incomodo.
In certi momenti, poi, mi sono trovata a sovrapporre la figura di Sugar a quella di Becky Sharp in La fiera delle vanità di Thackeray. Sono entrambe mulier senza scrupoli e arriviste ma alla fine, la donna perduta di Faber, si ritrova.
A leggere Il petalo cremisi e il rosso si provano diverse emozioni. Inquietudine, noia, indignazione e, sì, anche soddisfazione perché, alla fine, ognuno raccoglie ciò che semina e induce il lettore e la lettrice contemporanei a non dare per scontate le conquiste moderne e della condizione femminile.
Gran bel romanzo, da leggere con calma e pazienza ma, devo dire che una volta arrivata a pagina 985 mi sono sorpresa a domandarmi:
“E poi? Cosa succede?”
Autore: Michel Faber
Titolo: Il petalo cremisi e il bianco
Titolo Originale: The Crimson Petal and the White
Traduzione: Elena Dal Pra e Monica Pareschi
Casa Editrice: Einaudi
Collana: Stile Libero
Pagine: 985
Anno di pubblicazione: Ristampa 2014
Prezzo di copertina: € 17
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