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Pordenone Legge 2015: Le ali della vita di Vanessa Diffenbaugh

25 Settembre 2015

Ciao, pronto per il penultimo post su Pordenone Legge? Questa volta, tra me ed Elena, il mio grillo librario, c’è stata una separazione. Purtroppo capita anche questo, gli incontri che ci interessavano si accavallavano con gli orari, il dono dell’ubiquità non ci è ancora stato concesso e abbiamo dovuto rivalutare le priorità.

Mentre lei andava in missione per conto una nostra comune amica, Stefania Auci mettendosi in fila per la presentazione del libro di David Leavitt, I due Hotel Francforts, io ho virato (con abbondante anticipo) verso l’incontro con Vanessa Diffenbaugh sul suo ultimo romanzo, Le ali della vita. A malincuore (e perché anche i lettori mangiano) abbiamo dovuto rinunciare alle riflessioni di Agnes Heller su Utopia e bellezza, basata sull’opera di Tommaso Moro.

Vieni a leggere? Così ti spiego com’è andata?

#PordenoneLegge, via del mercato

Incontri e shopping librario: perdere la cognizione del tempo

Concluso l’incontro su Come arrivare al libro attraverso le nuove tecnologie, ho conosciuto di persona Maria Anna Patti, fondatrice di @casalettori. Non avevo il coraggio di andare a presentarmi, mi ha spronato Elena a farlo ed è stata un’esperienza decisamente travolgente.

Maria Anna è energica, pragmatica e parla velocissimo. Una lettrice grintosa e molto, molto comunicativa. Ci vuole quando si gestisce un profilo come @casalettori e ha dato un grande contributo a #PordenoneLegge intervistando gli autori e condividendo domande e risposte su Twitter. Era impegnatissima e mentre stava postando le sue interviste in tempo reale, ci siamo accorte che, poco distante da lei c’era anche Giulio Mozzi, consulente editoriale della Marsilio.

Un po’ goffamente, ci siamo avvicinate per salutarlo e lui si è comportato da persona squisita, alla mano e pronto al dialogo. Anche dopo avergli confessato che non sono mai andata oltre le 40 pagine de I promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Con molto garbo mi ha consigliato di dargli ancora un possibilità e di provare cominciando dal capitolo dedicato a Gertrude. Ci proverò, l’ho promesso pubblicamente e lo ribadisco anche qui.

In seguito ci siamo attardate a curiosare tra i libri esposti sotto lo stand chiamato Città del Libro. Shopping librario che però ci (o mi) ha fatto perdere la cognizione del tempo e dovevamo ancora mangiare. Per questo abbiamo dovuto separarci.

Lunedì ospiterò il resoconto fatto da Elena sull’incontro con David Leavitt e del suo libro I due Hotel Francforts. Credo sia giusto far sentire la sua voce per farti capire come la sua guida, all’interno di questa iniziativa, sia stata importante per me.

Adesso però ti lascio agli appunti presi nel corso della presentazione de Le ali della vita di Vanessa Diffenbaugh intervistata da Francesca Visentin.

Le ali della vita di Vanessa Diffenbaugh

Le ali della vita: storia di una madre inadeguata

Tra gli 8 motivi sul perché andare a #PordenoneLegge ho citato il Caffè Letterario dove, sorseggiando un bicchiere di Chardonnet e sbocconcellando un assaggino con pane, salame e cipolla cotta (meraviglia per le mie papille gustative) mi sono soffermata a leggere qualche pagine de Le ali della vita. Già dalle prime  righe traspare la trama a forte carattere sociale della Diffenbaugh e parla di una madre la quale, sentendosi imperfetta e inadeguata per fare da madre, fugge lasciando i due figli a sé stessi. Ed è da qui che parte l’intervista alla scrittrice, giovane, bella, elegante nel suo vestitino nero e il golfino rosa, moglie e madre di quattro figli.

L’autrice appare perfetta, radiosa eppure fin da subito racconta una storia difficile che l’ha resa più forte. Lei stessa ammette, senza l’ombra di risentimento, i trascorsi familiari difficili di sua madre e degli sbagli commessi.

«Nonostante tutto è stata una brava mamma che è caduta in errore ma dai quali si è sempre rialzata».

Perché, in fondo, il filo conduttore o colonna portante dell’intero romanzo è quello degli errori e della possibilità di redenzione. In esso vi è molto della vita personale di Vanessa Diffenbauh poiché, come ha già ribadito ne Il linguaggio segreto dei fiori, si è resa disponibile come madre adottiva appena sposata, all’età di 25 anni. Tuttavia conciliare lavoro, figli affidatari con bisogni e caratteri diversi non è semplice:

«Sono arrivata al punto in cui credevo di non farcela ma agli errori si rimedia e, in fondo, si trova sempre il modo di farsi forza e di reagire. Ho voluto affrontare nuovamente il tema degli affidi e delle adozioni perché ad esso vengono associate due visioni estreme. Da una parte la famiglia perfetta, dall’altra quella completamente e irrimediabilmente disastrata. Io, invece, ho cercato di narrare una via di mezzo dove il nucleo familiare è composto da individui imperfetti che comunque si impegnano, si sforzano di venirsi incontro. Di trovare una loro armonia».

Al tema familiare si aggiunge anche quello sull’immigrazione che, a detta dell’autrice, doveva essere appena sfiorato.

«Dove siamo noi però, l’immigrazione e la povertà vanno di pari passo. Sarebbe stato impossibile non parlarne perché la storia, nel complesso, sarebbe risultata poco verosimile».

E, dalla povertà è passata a discorrere anche sul sistema scolastico americano e delle profonde disparità di classe che persistono quando si parla di scuole pubbliche la cui istruzione viene fornita in base al reddito della famiglia di riferimento. In America il diritto allo studio è ancora un privilegio per pochi privilegiati e i ragazzi orfani, una volta raggiunta la maggiore età, vengono completamente abbandonati a sé stessi divenendo, nella stragrande maggioranza dei casi, dei senzatetto. Da qui è nata l’idea di Vanessa Diffenbaugh di fondare un sito fungesse da un punto di riferimento e di contatto tra i giovani bisognosi d’aiuto e la popolazione che, per quanto possa sembrare sorprendente, non aveva idea di questa dolorosa realtà sociale.

La sensibilità, la cortesia e il senso dell’umorismo, per niente frivolo e adeguato al contesto, con la quale l’autrice ha risposto alle domande mi hanno piacevolmente colpita. Sembra proprio una persona dolcissima, semplice. Anche se è una scrittrice di fama internazionale.

Le ali della vita, autografo di Vanessa Diffenbaugh

Non vedo l’ora di leggere il suo libro e tornare a parlartene. Me lo sono fatto anche autografare, la sua firma è decisamente artistica ed è molto bella, non solo nell’aspetto ma anche nel modo di sorridere. Mi sarebbe piaciuto abbracciarla o fare una foto con lei (c’era questa possibilità) ma preferisco fissarla nella mia mente. Per avere un ricordo che non serve abbellire.

Secondo te, ho fatto bene?

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