Ogni volta che si deve pensare ad un tema o scrivere un nuovo post c’è sempre l’ansia che sale e la domanda che mi sorge spontanea è se sia o meno una buona idea riflettere su una cosa piuttosto che un’altra. Soprattutto se si sceglie di creare un contenuto soltanto tre volte a settimana.
Ho scelto di scrivere relativamente poco e poche volte sul blog. Per avere il tempo di rielaborare l’argomento ispiratore e, sostanzialmente, per avere il tempo di passare da un libro all’altro senza fondermi il cervello.
Tuttavia, il neurone riesce lo stesso ad andare in ansia e a martellarmi con la domanda:
«Sei sicura che sia una buona idea? Può interessare? Non è che, come al solito, getti troppa carne al fuoco?»
Oggi è venerdì, tema libero. Bene, vediamo se riesco a trovare una risposta su che cosa sia, effettivamente una buona idea.
Che cos’è una buona idea?
«Una buona idea è quando pensieri scollegati fra loro trovano un senso».
Non chiedermi dove l’ho letto o se è farina del mio sacco, ho cercato di affrancarmi da questa ansia con Citazioni, la sintesi di un’emozione, di un pensiero ma è così che risponderei alla domanda su cui ruota questo post.
Più che dal concetto di idea, è dall’aggettivo “buono” e dalle sue correlazioni che non riesco a schiodarmi.
È facile circoscrivere e identificare il negativo. Così come è facile dire o definire stupide determinate persone e i loro comportamenti. La questione contraria su che cosa abbia le caratteristiche che costituiscono l’intelligenza e, di conseguenza, buona un’idea difficilmente viene posta.
La risposta più confortante e plausibile, come il concetto di verità, sta nel mezzo.
L’errore, lo sbaglio e la caduta in generale sono la base della buona idea e della capacità di essere e comportarsi in modo intelligente. Si è il contrario di questo non quando si formano i fattori che concorrono alla formulazione del pensiero ma quando si persevera in un’azione non supportata dalla coscienza e dalla percezione che si ha di sé.
Non si è intelligenti solo perché ci si dichiara tali ma da quanto si è disposti a riflettere su di sé, da come gli altri ci vedono dall’esterno e da quanto siamo disposti ad assorbire per poi reintrodurre un’idea nell’ambiente circostante.
Dal valutare sul grado di “colpevolezza” che ci attribuiamo quando si discute o si litiga con persone sulle quali pensavamo di poterci fidare.
Una volta elencati i possibili motivi di un qualsiasi avvenimento che ci riguarda, allora scatta un’altra fase, quella del compromesso o se si è o meno capaci di rispettarlo.
Un’idea, buona o cattiva che sia, può generare danni o vantaggi in egual misura. Dipende da quanto sia importante perseverare nel messaggio, senza perdere di vista i collegamenti iniziali e quanto, di questa originaria purezza, sia sacrificabile alla manipolazione. Se si fanno tanti film mentali è perché si è costantemente in bilico tra l’insicurezza in sé stessi e nelle proprie capacità e una smodata ma, fondamentalmente incosciente, autostima.
Una volta mi sono trovata a pensare se c’è differenza tra autostima e fiducia nelle proprie capacità. Secondo me sì, ma non sapevo distinguere bene le due cose. Poi ho letto la settima legge del carisma di Rudy Bandiera, quella dove parla della sindrome dell’impostore:
«L’incapacità di interiorizzare i propri successi […] di non essere all’altezza delle cose che gli vengono richieste e, anche in caso di successo, si pensa di essere un impostore e di conseguenza di non meritare i meriti che gli vengono attribuiti così come i successi che ne derivano».
Ho ricevuto molti complimenti per le iniziative legate al Curriculum Del Lettore o per le pause racconto scritte o ospitate. Entrambe sono state classificate nella sezione “buona idea” ma la sensazione provata è stata quella narrata dall’autore de Le 42 leggi universali del Digital Carisma perché non ho fatto altro che assorbire e condividere la sensibilità e la creatività altrui.
Mi aspetto sempre un riscontro al negativo per il semplice motivo che tendo a concentrarmi solo ed esclusivamente sulle mie pessime idee, sulle mie reazioni idiote e sulle insicurezze latenti, passate, presenti o future che siano o che saranno. Viceversa, difficilmente do per buone, ma per ovvie e scontate, quelle che per altri sono ottime idee, frutto di una mente intelligente e che Rudy Bandiera attribuisce alle persone naturalmente empatiche e sicure di sé. Almeno, questo è il collegamento che ho rilevato e dalla quale potrebbe scaturire un’idea potenzialmente buona, sensata.
Tu che ne pensi? Ho avuto una buona idea a scrivere questo post?
P.S. Sulle 42 leggi del Digital Carisma ci tornerò su lunedì, devo finire di leggerlo ma, non ho resistito dal farti leggere un piccolo estratto.
4 Comments
Hai avuto proprio una buona idea!
Alla fine la nostra generazione è portata ad avere paura. Credo che siamo stati educati a non perdere quello che i nostri genitori avevano ottenuto piuttosto che a migliorarci sempre. Cambiare ed andare su una strada diversa è difficile ma può dare grandi soddisfazioni.
Complimenti e a presto.
Grazie, Rocco Laurino.
Il tuo riscontro mi fa sentire meglio.
Gentilissimo. 😊
Tuttavia, oltre alla paura di perdere ciò che i genitori possono aver ottenuto in passato, c’è anche la paura di non riuscire a fare più di quello che è già stato fatto. E anche qui, mi è venuta in mente un’altra Legge di Rudy Bandiera e un probabile post da scrivere. Grazie ancora! 😁
Cara Rita, ancora una volta hai avuto una buona idea a scrivere un post sulle buone idee 🙂
Io le chiamo associazioni visive o scintille creative. Quelle idee che nascono così all’improvviso e inconsciamente sai che sono buone.
È normale farsi tante domande, piacerà? non piacerà? sarà utile? Sono domande necessarie perché ci permettono di andare fino in fondo, anche se poi poi giunge il momento di lasciarle andare e proseguire.
Le tue buone idee sono diventate un punto di riferimento per molti, lo immaginavi?
Brava Rita
Mimma
Grazie Mimma.
Sinceramente? No, non mi immaginavo un simile riscontro, spero tanto che continui e che io sappia farne buon uso.
Me felice, felicissima! 😀