pausa racconto Scrittura creativa

Pausa racconto: la mia raccolta personale più un racconto fuori casa

25 Agosto 2015
Raccolta #UnoScrittoAlMese più un racconto fuori casa

Oggi dovrei condividere con te un nuovo scritto ma ho optato per qualcosa di diverso.

Nella bozza di calendario editoriale che feci di questo spazio web avevo idealmente assegnato al martedì uno dei miei racconti. Poi è affiorata anche l’idea di raccogliere e pubblicare le creazioni scritte di tutte le persone che ho incontrato e conosciuto attraverso i social per la rubrica Pausa Racconto.

Oggi è la volta dei miei personali esercizi di scrittura. Mettiti comodo perché, se un blog è una casa, ci saranno alcune stanze da aprire e mostrarti. Buona lettura! 🙂

Non volendo abusare di questo spazio, riporto solo le prime cinque o dieci righe delle storie raccolte e, se uno in particolare colpisce la tua attenzione, ti basta cliccare sulla parola colorata e ti si aprirà la narrazione per intero. È un po’ come lasciare un elenco di indizi per cominciare una caccia al racconto, spero che come soluzione, sia di tuo gradimento.

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Pausa racconto: Incipit

Si sa che il bianco è la somma di tutti i colori e che basta sceglierne uno per dare un senso a se stessi.
“Sì… ma come?” si domandò lo scrittore. Seduto alla scrivania, teneva la penna a mezz’aria e il braccio, leggermente alzato, era parallelo al piano di lavoro, ingombro di libri. Teneva gli occhi chiusi e rivolgeva il viso alla sua destra, verso i raggi del sole che filtravano dalle tende bianche della finestra illuminando lo studio. Una posa plastica che ricercava la tanto agognata ispirazione.
Aprì gli occhi e rivolse lo sguardo alla punta della sua penna stilografica preferita.

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Pausa racconto: La cintura di stoffa

A volte accadono cose veramente inspiegabili. Scusate se non mi presento come si conviene, ma sono solo un gatto randagio e, non avendo casa né padroni, ho mille nomignoli e nessun nome.
La cosa non mi disturba. L’importante è, per me, trovare ogni giorno qualcosa da mangiare e un luogo dove ripararsi quando piove o fa freddo.
Parlavo di cose inspiegabili.

stretta-di-mano-racconto-paroleombra

 

Pausa racconto: La stretta di mano

Un vecchio, magro e puzzolente da far paura, vagava per le strade di una frenetica città industriale.
Un tempo era una persona poi era diventata solo un’ombra come tante. Si nutriva di quello che trovava nella spazzatura, non si ricordava neanche chi era, da dove veniva e dove andava.
La gente si scostava da lui disgustata; chi non lo avrebbe fatto se si fosse trovato di fronte qualcuno che si avvicinava con un alito pestilenziale e gli occhi infossati dalla stanchezza, dalla disperazione e dalla frustrazione?
Ma un giorno gli accadde qualcosa di straordinario.

Ping pong racconto paroleombra

Pausa racconto: Ping Pong?

Non aveva scelto lei quella camera. Le piaceva la sua casetta di campagna dove, con il marito, si era trasferita in cerca di un luogo dove far crescere i figli. Non senza sacrifici.
Per raggiungere il posto di lavoro, le scuole e le attività che impegnavano le giornate invernali di tutta la famiglia era necessario alzarsi presto e percorrere numerosi chilometri per raggiungere il centro urbano più vicino. Spostarsi in continuazione era stressante, la frenesia della vita cittadina, in questo, non li aveva abbandonati. Ma quando le scuole finivano era bello sentire l’odore della terra che si risvegliava alla vita e tutto rallentava, si amplificava. Si riscopriva il senso del tempo.

Un racconto al mese_Riflessioni di una farfalla

Pausa racconto: Riflessioni di una farfalla

Non sono mai andata d’accordo col detto:

«Non essere come una farfalla che vola di fiore in fiore, ma come l’edera, che dove nasce, muore».

È una frase famosissima che gira soprattutto nei diari di scuola delle ragazzine. Probabilmente è l’ultima frase di un racconto ben più articolato e significativo che però è andato perso nel tempo.
Ho pensato spesso a questa frase e nel frattempo ho ascoltato diverse storie svilupparsi accanto a me.

#UnoScrittoAlMese, Riset Rose

Pausa racconto: Riset Rose (il racconto fuori casa)

È un racconto del quale non ti ho mai parlato ed è il risultato di un brutto sogno che feci da piccola. L’avevo fatto leggere a qualche amica ma non sembrava aver riscosso un qualche apprezzamente. L’ho sempre trovato strano e me ne ero quasi dimenticata quando Annalisa Dominijanni mi ha chiesto un mio scritto da pubblicare sul suo blog. Eccone un piccolo estratto:

Michael, per sfuggire alla vita frenetica di città, aveva deciso di trascorrere l’estate a Riset Rose, un
ameno paesino di montagna dove il tempo sembrava essersi fermato e la vita veniva scandita dal sorgere e dal tramontare del sole. Tutto, in quel luogo, sembrava esprimere pace e contemplazione.
Aveva affittato una casetta appena fuori dal centro del paese che si affacciava su una stradina molto frequentata dagli abitanti durante il periodo estivo e che conduceva a un torrente che arrecava ristoro nelle giornate più calde e afose. Sul retro della casa si potevano vedere i campi, punteggiati qua e là da alti e imponenti abeti: quando spirava un po’ di vento, ondeggiavano mollemente le punte, allietando le serate estive. Il fruscio delle loro fronde sembrava volesse rivelare chissà quali ricordi e segreti. Tutto questo faceva sentire Michael più tranquillo e qui, a Riset Rose, avrebbe forse trovato quella pace che da un po’ di tempo lo aveva abbandonato, impedendogli di svolgere in modo soddisfacente il suo lavoro di infermiere.

Che ne pensi? Stavo pensando di raccoglierli in un E-book. Sarebbe una buona idea?

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