Se hai deciso di mettere in valigia qualche titolo di Margaret Atwood, non dimenticarti il secondo volume della trilogia dell’Adamo pazzo, L’anno del diluvio.
L’ho appena letto. Anche i suoi personaggi si sono messi in viaggio, non solo nei ricordi, ma anche nelle terre devastate descritte ne L’ultimo degli uomini.
Ti spiego di che cosa parla.
Leggere La trilogia dell’Adamo pazzo, L’anno del diluvio e la scoperta dei Giardinieri di Dio
«Chi salverà il Giardino,
che florido cresceva?
In acqua, in aria, in terra
Giocavan le Creature,
finché giunsero gli avidi,
spietati a massacrare.
Destino miserando
Per gli Alberi fioriti:
sepolti dalla sabbia,
spogli di gemme e frutti.
Poi l’Acqua luccicante
Divenne limo e melma
e degli Uccelli in coro
cessò il gioioso canto.
Giardino, o mio Giardino,
ti piangerò ogni giorno.
ma grazie ai Giardinieri
ritornerai alla Vita.
Dall’innario orale dei Giardinieri di Dio».
Con questo canto si apre L’anno del diluvio, secondo romanzo della trilogia dell’Adamo Pazzo fuoriuscito dalla penna della geniale (lo devo proprio dire) Margaret Atwood.
All’inizio mi sono sentita un attimo spaesata. Ne L’ultimo degli uomini avevo incontrato Uomo delle Nevi ovvero Jimmy, l’ex migliore amico dello scienziato pazzo, Crake e mi ero talmente affezionata a lui, così attaccato alle parole, che mi aspettavo di sentirne nuovamente la voce. Non è stato così.
L’anno del diluvio è un coro di voci femminili che raccontano, a loro volta, quanto è accaduto e come sono sopravvissute.
Sono Toby, Ren e Amanda e tutte hanno avuto a che fare con i Giardinieri di Dio. Questi ultimi, all’inizio, non mi piacevano molto perché, in certi punti, in loro sembrava emergere una qualche sfumatura religiosa che sembrava sfociare nel fanatismo ma poi, conoscendoli pian piano, mi hanno affascinato poiché i loro intenti sono buoni, preservare la vita e tornare alla primigenia semplicità.
Sulla pagina Facebook del blog ho condiviso alcuni passaggi tratti dal libro. Uno in particolare riguardava la Caduta dell’uomo. Peccato principale della nostra specie è l’avidità. Il desiderio di superare sé stessi e di giocare a fare Dio ha alimentato tale peccato portando lo società alla rovina poiché, allontanandosi dai compiti originari dell’Uomo, difensore e coltivatore della Natura, ne ha tradito i cicli.
Invece di vivere in armonia con il Creato, il genere umano si è posto al di sopra di esso pensando di gestirlo come se fosse un oggetto, una proprietà personale da manipolare e distruggere a proprio piacimento. Da questo stile di vita e di comportamento, i Giardinieri di Dio si sono dissociati educando i propri adepti sul come creare una società che fosse in grado di nutrirsi dei frutti della terra, senza irrigarla di sangue e violenza. È in questo contesto che Toby, Ren e Amanda si sono formate. Tre donne con tre percorsi diversi e con aspettative diverse che hanno però trovato nella comunità descritta un approdo, un senso alle loro vite. Non sono proselite alla quale è stato fatto il lavaggio del cervello, ad esse è stata data l’opportunità di scegliere e di prepararsi al disastro.
Il romanzo di Margaret Atwood si apre con la voce di Toby. Il suo è un passato tragico, segnato dalla violenza e dalla persecuzione non solo da parte delle Aziende, che le hanno portato via il padre, la madre e la fertilità, ma anche dalla misoginia più crudele che vede la donna null’altro che un oggetto da sfruttare per i piaceri più bassi e animaleschi. Toby è un animo in fuga che dubita della sua Fede e, in generale, negli esseri umani. Accolta nei Giardinieri di Dio, all’inizio non proprio per sua volontà, diverrà un’insegnante, una sacerdotessa depositaria del sapere proveniente da piante e animali. Man mano che si delinea la sua personalità, il lettore si affaccia su un mondo di conoscenze antiche legate alle api e ai funghi e strettamente connesse non solo con il mondo dei vivi, ma anche con quello dei morti. Il ruolo di ponte di questi esponenti della Natura faranno di Toby quello che a me sembra uno dei capisaldi di una società equilibrata e sana, la Conoscenza.
Segue la voce di Ren, una ballerina da night club che ha passato l’infanzia presso i Giardinieri di Dio e che, come Jimmy, si attacca alle parole per poter sopravvivere. Per mantenere la calma, per continuare a sperare in un mondo migliore. Un altro passaggio de L’anno del diluvio recita:
«Ed è così che la gente si è fatta l’idea che l’anima è immortale: è una conseguenza della grammatica».
Questa piccola frase è stata un vero e proprio colpo di fulmine. Istintivamente mi è venuto di associare Ren al Cuore. Tramite esso si ha il ricordo, in esso vive lo Spirito e, sempre in esso, si tramanda. Non solo attraverso le parole, che possono risultare menzognere, ma soprattutto attraverso le relazioni. Ren è la migliore amica di Amanda, la terza voce femminile del romanzo di Margaret Atwood.
Amanda conosce il mondo dalla quale è fuggita Toby e quello dei Giardinieri di Dio ma non fa parte di nessuno dei due. In molti punti l’autrice ribadisce che questo personaggio è molto in gamba, in qualunque situazione riesce a cavarsela. Tuttavia c’è qualcosa di più che la rende unica e se Toby è Conoscenza e Ren è Cuore, Amanda sembra perfetta per rappresentare l’Arte, il suo comportamento e le sue azioni, infatti, sintetizza le due cose. Il problema è, riuscirà a sopravvivere anche ne L’altro inizio, terzo e ultimo capitolo della trilogia dell’Adamo Pazzo?
Se nella prima parte appaiono statiche, bloccate nei luoghi dove si sono salvate, queste tre donne saranno poi costrette a muoversi, ad interagire fra loro e con la realtà circostante. Si sono messe in viaggio e non mancano i pericoli e i picchi di tensione che rendono la narrazione molto più scorrevole e incalzante de L’ultimo degli uomini. Uomo delle Nevi c’è. È il tassello che le accomuna.
Ho letto L’anno del diluvio in un giorno esatto. Sono quasi tentata di saltare la lettura del titolo che ho in programma per mercoledì ma voglio trattenermi. Lunedì prossimo ti racconterò qualcosa dell’ultimo capitolo della saga dell’Adamo Pazzo, L’altro inizio. Non troppo, perché non voglio rovinarti il gusto della lettura.
Intanto, ecco i dati del libro di oggi e, buone vacanze.
Autore: Margaret Atwood
Titolo: L’anno del diluvio
Titolo Originale: The Year of The Flood
Traduzione: Guido Calza
Casa Editrice: Ponte Alle Grazie
Pagine: 472
Anno di pubblicazione: maggio 2010
Prezzo di copertina: €19.60
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