Ho scoperto Margaret Atwood nel corso di un incontro organizzato da Pordenone Legge 2015. Ho cominciato con Il racconto dell’ancella e, in quell’occasione, ti ho promesso che quest’estate avrei affrontato anche la trilogia dell’Adamo Pazzo o MaddAdam.
Vieni a leggere il primo romanzo della saga? Si intitola L’ultimo degli uomini.
Leggere La trilogia dell’Adamo Pazzo: L’ultimo degli uomini è il principio
Protagonista della vicenda, oltre che narratore dello scenario distopico, che si delinea nelle pagine che compongono L’ultimo degli uomini di Margaret Atwood è Uomo delle Nevi.
In verità si chiama Jimmy ma un disastro batteriologico ha distrutto l’intera umanità. Jimmy alias Uomo delle Nevi è l’unico superstite e ha un compito, prendersi cura dei Crakers. Uomini e donne perfetti, geneticamente modificati che, secondo la logica dello scienziato Crake, avrebbero dovuto rimpiazzare gli abitanti della Terra rendendola un posto migliore. Priva di guerre, malattie, sovrappopolazione. Priva di tutti i difetti e i vizi dell’umanità.
Fin dalle prime righe non è difficile riconoscere lo stile secco e conciso dell’autrice. È scorrevole, affascinante e, come nel racconto dell’ancella, terribilmente verosimile.
Il mio sabato dedicato a un giro turistico nei centri commerciali mi ha fatto pensare ai Recinti descritti da Uomo delle Nevi. Luoghi dove la crema dell’umanità viveva prima del disastro e retti da colossi nel campo della ricerca e della lotta alle infezioni e provviste di tutto il necessario, anche del superfluo. Al di fuori di essi, la plebopoli. Le persone normali, quelle considerate non sufficientemente brillanti da poter accedere alle aree protette dei Recinti. L’umanità è quindi divisa in due.
Da una parte i ricchi, gli uomini e le donne scelti per capacità intellettive o per patrimonio finanziario che lavorano per creare un mondo utopico, migliore, protetto. Solo per loro. Dall’altra la popolazione ignorante e mantenuta tale delle plebopoli non risulta altro che un banco di prova nel quale le menti geniali dei Recinti testano i loro esperimenti in campo farmaceutico con la promessa di debellare non solo la malattia, ma anche la vecchiaia e perché no? La morte.
Nelle aree protette descritte da Jimmy ne L’ultimo degli uomini, ci sono i centri commerciali migliori. Nulla d’infetto entra, grazie alle guardie che proteggono i confini e, se anche dovesse entrare, viene bruciato, come gli animali non geneticamente modificati.
Nella smania di produrre elementi di altissima qualità e completamente asettici, i cervelloni giocano a fare Dio creando piante e animali non esistenti in natura. Incroci e ibridi biologici che vengono poi introdotti in società, come beni di consumo in grado di salvare l’essere umano dal naturale decadimento. I cicli vitali vengono sconvolti, l’etica, per quanto possa essere un concetto astratto, è ormai andata perduta da tempo. Solo la madre del protagonista, fin dalle prime pagine, se ne rende conto e decide di abbandonare figlio e marito perché non sopporta più l’idea di far parte e di aver contribuito alla creazione di un mondo artificiale, così poco umano e così paurosamente artificiale.
Solo che Jimmy, al momento dell’abbandono, non se ne rende conto. Si aggrappa quindi alle sue amate parole in un mondo di numeri e formule e si lega sempre più a Crake, il suo unico amico ma futuro fautore del disastro nella quale si trova a dover sopravvivere.
Jimmy e Crake sono come il sole e la notte. Il primo si sente e viene descritto dai più come un inetto. Un elemento inutile al progresso e allo sviluppo della civiltà e che, una volta rimasto solo, si ritroverà a desiderare ardentemente dei libri, delle parole. Una fuga dalla realtà per immergersi nel mondo dell’arte. Luogo effimero eppure, in un certo senso, rassicurante. Unico antidoto o surrogato dalle brutture che lo circondano. Unico punto di partenza per costruire, o ricostruire:
«Vorrebbe avere qualcosa da leggere. Da leggere, da guardare, da sentire, da studiare, da compilare».
Il secondo, Crake, è la mente logica, scientifica. In lui non c’è spazio per i sentimenti, i sogni o quelle che chiama umane debolezze o espressioni di una mente poco elegante. Pupillo sulla quale una società di scienziati punta tutto per la consacrazione da uomini a dei, Crake è il responsabile, non il creatore, del mondo catastrofico nella quale ha abbandonato l’amico. Se quest’ultimo crea attraverso le parole e la memoria di un’identità passata, Crake ne è stato il distruttore:
«Uccideresti qualcuno che amavi per risparmiargli il dolore?».
Lo scienziato, l’Adamo Pazzo riesce a mettere in atto il suo piano per creare un mondo perfetto, utopico. Tuttavia ha a che fare con formule e numeri e sa che l’amico, con il suo amore per le parole, può aiutarlo a definire i dettagli. A rendere accettabile e non decifrabile la strada senza uscita che l’umanità ha imboccato. Le parole qui non vengono utilizzate come veicolo d’arte, ma sono bugie spacciate per verità. Prima di diventare Uomo delle Nevi, Jimmy era un pubblicitario e metteva in riga le parole per far credere che un prodotto dalle origini dubbie e raccapriccianti, fosse un prodotto di qualità e sicuro al cento per cento.
Tra loro, una donna, Oryx. L’unica persona da entrambi amata, scoperta quando erano solo ragazzini che navigavano in Internet, alla ricerca di siti pornografici. Uomo delle Nevi, la pensa in continuazione. Al suo passato, costellato di abusi, alle sue parole che lo incitano a vedere il lato bello delle cose. Lei è il cuore di tutta la vicenda. È innocenza e cinismo insieme.
Sullo sfondo di questi tre personaggi principali, delineati con calma per guidare il lettore a prendere coscienza di quanto è accaduto ne L’ultimo degli uomini, appaiono altri esseri e creature geneticamente modificate che hanno operato la distruzione degli equilibri naturali pre-esistenti creandone degli altri. Proporci, calupi, moffette, conigli verdi.
A rimanere intatti sono gli avvoltoi. Jimmy li vede spesso sorvolare il cielo, in cerca di carogne e, nei suoi ricordi, l’ultima forma d’arte rimasta. Collegata alle parole.
L’ultimo degli uomini di Margaret Atwood non si conclude.
Una volta spiegato l’inizio, ci sarà lo svolgimento con il secondo romanzo, L’anno del diluvio e non vedo l’ora di leggerlo e di parlartene. Sarà difficile però dirti quello che ne penso senza spoilerare.
Farò del mio meglio e, chissà quando andrà in onda la miniserie Trilogia dell’Adamo Pazzo, ordinato dalla HBO. Ho provato a cercare un po’ in rete e, l’unica cosa che ho capito, è che sarà Darren Aronofsky ad occuparsi dell’adattamento televisivo ma, anche se indicativamente, dovrebbe debuttare entro il 2016, le notizie in tal senso risalgono all’estate del 2014 e non ho trovato una data certa.
Nell’attesa, leggo. E tu?
Autore: Margaret Atwood
Titolo: L’ultimo degli uomini
Titolo Originale: Orix and Crake
Traduzione: Raffaella Belletti
Casa Editrice: Ponte alle Grazie
Pagine: 303
Anno di pubblicazione: Settembre 2003
Prezzo di copertina: € 14.50
6 Comments
Interessante la tua recensione, ho preso appunti vediamo un po’ se riesco a comprarlo!
Io l’ho preso in prestito in biblioteca. A proposito, c’è un modo per saper il tuo nome e cognome? Ti ho adottata in #adotta1blogger, scrivi delle ottime recensioni e fai un sacco di letture interessanti.
Scusa se ti rispondo in ritardo, grazie mille delle parole così carine ed affettuose! sono arrossita!!!!!!!Io sono Anna, Camilla e la mia socia di idee! Buona domenica e grazie grazie grazie! 🙂
Ciao, ho finito di leggere il libro: veramente avvincente, ma ho trovato il finale un po’ frettoloso… Così frettoloso che mi chiedo cosa intenda? Tu che idee ti sei figurata?
Ciao Stef,
L’ultimo degli uomini è il primo atto di una trilogia. Forse è per questo motivo che hai trovato il finale frettoloso lasciandoti con un punto di domanda nei tuoi pensieri.
I prossimi sono L’anno del diluvio e Un nuovo inizio e, nel complesso, l’intera saga mi è piaciuta mantenendo alta la mia attenzione in lettura.
Scusami, ho avuto una svista mnemonica, il terzo si intitola L’altro inizio.