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Citazioni: la sintesi di un’emozione, di un pensiero

31 Luglio 2015
Citazioni: la sintesi di un'emozione, un pensiero

In questi giorni ho avuto, come al solito, parecchi spunti di riflessione ma il pensiero sulle citazioni ha avuto la meglio.

Discorrere con una persona è una cosa, scrivere è un’altra. La prima risulta più facile, la seconda più difficile. In entrambi i casi, utilizzare citazioni famose per far ridere o riflettere può aiutare ad alimentare una conversazione così come stroncarla sul nascere. Anche le citazioni sono uno strumento ma, cosa sono e a cosa servono per la precisione?

Citazioni: la sintesi di un pensiero o di un'emozione

Citazioni: di preciso, cosa sono e a cosa servono?

Prima di capire a cosa servono le citazioni, bisogna sapere cosa sono. Uno dei significati riconducibili al termine citazione è:

«Riproduzione testuale più o meno lunga di parole altrui».

Parole altrui. Niente di più, niente di meno. Ma perché le scegliamo? E, quando siamo noi stessi a creare una frase bella e accattivante e che viene a sua volta citata, è veramente nostra o l’abbiamo letta da qualche parte?

Adoro le citazioni, le cerco in ogni libro che leggo e le copio in un taccuino. Diventano una sorta di mantra. Non sono solo una fonte di ispirazione ma la condensazione di un senso, di un valore prezioso sul quale tornare per riordinare le idee o per accertarsi di un pensiero casuale. Credo che sia questo il punto. Le parole altrui sembrano racchiudere la risposta a una domanda universale e il lettore appassionato non può fare a meno di raccogliere citazioni sulla vita, sull’amore o l’amicizia. Le cerca nelle canzoni e si crea un contenitore personale di aforismi e citazioni al quale attingere per riflettere sul loro senso. Un po’ come fanno i monaci orientali quando devono meditare su un koan particolarmente ostico e di difficile interpretazione.

Per il semplice fatto che siano state scritte e divulgate, le citazioni rappresentano un’affidabile cartina tornasole nel labirinto di emozioni, pensieri e incertezze che popolano la vita di ogni singolo individuo. Sono conforto e conferma, dubbio e certezza e, sono immediate. Colpiscono dritto al cuore di chi le legge e le condivide perché fa supporre al lettore che, in fondo, non è solo lui a pensarla in questo modo. È un antidoto alla solitudine intesa in modo negativo. Più sono efficaci nel messaggio che comunicano e veicolano e più sono destinate a durare nel tempo diventando citazioni famose perché interiorizzate al punto tale da sembrare di tutti.

Il problema è che sono sempre parole altrui e la memoria non è perfetta. Soprattutto per chi, come me, passa gran parte della sua vita su libri di qualsiasi genere e argomento. Qualche volta mi vengono in mente delle frasi che paiono belle, dirette, efficaci e capaci di generare un’emozione, un pensiero condiviso e condivisibile. Le scrivo, magari anche le sottolineo battendomi, metaforicamente, una pacca sulla spalla e gongolando un po’ per la “genialata” che sono stata capace di produrre. Poi mi fermo. E se questa bella citazione che mi attribuisco non fosse farina del mio sacco?

Insomma, mi assale il dubbio di aver ricordato il passaggio di un testo che è passato sotto i miei occhi ma del quale ho dimenticato il contesto. Un sospetto che mi è sorto quando Simone Bennati ha condiviso il post dove spiego come è nato e presento i compagni di viaggio del Curriculum Del Lettore. Oltre a condividerlo, ha riportato, per onestà intellettuale, una frase della quale mi ha attribuito la maternità:

«Le persone vanno e vengono, i libri rimangono».

A rileggermi l’articolo, l’ho pure messo in grassetto. Non perché mi piacesse particolarmente, ma perché mi pareva giusto mettere in rilievo tale considerazione. Tuttavia e con il senno di poi, ho temuto di aver commesso un furto. Ho fatto una ricerca su Internet per individuare l’autore, per potermi correggere. Non ho avuto fortuna in tal senso (se però anche a te la frase non sorge nuova, fammi sapere chi potrebbe essere l’autore. Mi aiuteresti nelle indagini).

Ho però trovato una serie di citazioni simili nei contenuti che mi hanno affascinato e incuriosita. Di siti, blog e libri che raccolgono aforismi e frasi di altri grandi autori ce ne sono a bizzeffe ed è probabile che vi ritornerò sopra per aiutarmi ad esprimere un concetto. L’idea di aver commesso un furto, seppure in buona fede, mi inquieta.

È come togliere la possibilità di trovare indizi in grado di rispondere alle domande che tormentano ogni singola persona. Potrebbe depistarne la ricerca e avresti tutto il diritto di sentirti preso in giro. Tuttavia, la lettura ti porta a questo e anche per questo ho aperto il canale Telegram Citazioni a caso, un luogo dove raccolgo le citazioni tratte dai libri letti e dove non segnalo solo l’autore e l’opera ma la accompagno a un’immagine che me l’ha fatta ricordare, lasciando a disposizione la scheda libro reperita su Amazon. Traccio un percorso di pensieri e citazioni seguendo l’attimo, il momento e… il caso.

Una parola chiama un’altra e si sviluppa una sorta di sesto senso capace di metterle vicine, associarle fra loro e creare una citazione. È un processo naturale, né positivo né negativo. L’importante è prendere atto che il dubbio, l’incertezza, esistono e non è possibile liberarsene. Qui colgo l’occasione di fare una citazione non mia e, sorpresa, di un autore che non amo particolarmente:

« È men male l’agitarsi nel dubbio, che il riposar nell’errore» cit. Alessandro Manzoni.

Non so perché, ma questa citazione un po’ mi rincuora. Tu che dici?

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