Le quattro chiacchiere che si sono svolte tra Francesco Ambrosino e Elisa spinosa, non solo mi hanno portata ad associare la fondatrice di I Love Creativity a un frappé colorato ma mi hanno ricordato un altro tema e un libro di Riccardo Falcinelli, Critica portatile al visual design. Da Gutenberg ai social network, edito Einaudi. Illuminante fu l’affermazione di Elisa:
«Sono immersa e sommersa nel visual».
L’intervista è per me anche collegamento e spunto dal quale partire per parlare del testo e di un incontro a cui ho partecipato l’anno scorso, in compagnia di Serena, web designer e titolare di TreehouseLab.
Il mondo delle immagini e della comunicazione è sconfinato e raccolgo qui gli appunti sparsi di ciò che ho ascoltato e letto.
#IDDRINK, secondo aperitivo digitale alla PNbox Studios
Quando sono andata all’incontro che ti ho accennato ero in dubbio. Non sono una web designer, a me interessa scrivere e formarmi professionalmente in tal senso. Tuttavia è anche vero che un web writer e chiunque voglia confrontarsi con la scrittura online deve saper gestire le immagini e le professioni che concorrono a comunicare un qualsiasi tipo di messaggio, pubblicitario, culturale, sociale, eccetera. Sono felice di aver accettato.
Prima o poi ogni cosa torna utile e per fortuna ho conservato un piccolo riassunto di quanto ho assistito e che ti ripropongo qui. Avverto anche che l’avevo inviato e proposto ad un altro sito ma non ottenni mai risposta. Capita. Forse era troppo sintentico.
Dedicato al mondo del design e dei suoi professionisti l’aperitivo digitale #IDDRINK del 10 luglio 2014, ospitato dalla PNbox Studios a Pordenone è stato un incontro che ha dato spazio a tre interventi e professionisti che operano nel mondo digitale:
Ad aprire le danze è stata Marinella Dalla Colletta che si è concentrata sull’ambito tipografico e sul conseguente passaggio dall’offline all’online, con tutte le difficoltà progettuali che esso ha comportato. Principalmente ha parlato di font prendendo ad esempio i caratteri provenienti dalle grafie manuali, poi riportati sul web. Tra i vari casi illustrati, Marinella aveva segnalato anche dei siti dove si spiegava come non utilizzare la Comic Sans. La scelta della font non va mai data per scontata.
L’intervento più corposo è stato quello di Davide Moretti, Art Director della rivista Wired, nata negli Stati Uniti e considerata la bibbia della cultura digitale. Per prima cosa il relatore ha operato una distinzione tra comunicare e informare segnalando che ci sono prodotti editoriali che ritengono fondamentale l’atto del comunicare nella sua purezza, esente dalle regole introdotte dall’informazione.
In seguito si è concentrato su Wired la cui costante si fonda sul cambiamento continuo, sulla voglia di sperimentare e mescolare competenze artistiche che vanno dalla grafica al web design, dalla fotografia all’installazione. Il tutto studiando non solo il supporto cartaceo ma anche quello digitale.
Un cambiamento continuo che però prevede anche l’acquisizione di molti rischi. Nel raccontare le scelte artistiche operate per la rivista, Moretti, ha effettuato una carrellata delle copertine e delle impaginazioni.
Tutti lavori complessi, sofisticati, stratificati il cui scopo è comunicare, ovvero creare una reazione nel lettore che, invece di soffermarsi sulle pagine per qualche secondo, vengono catturati dalle scelte attuate e indotti soffermarsi per diversi minuti. Per decodificare il contenuto grafico e visivo proposto. Un intervento affascinante e ricco di spunti di riflessione per un web designer che non si sarebbe mai stancato di ascoltarlo.
Riccardo Falcinelli grafico editoriale e studioso delle percezioni visive ha illustrato alcuni lavori concentrandosi sulle scelte attuate per arrivare a un prodotto finale adattabile su tutti i supporti, cartacei e non. I due progetti esplicano, secondo Riccardo, la necessità di far dialogare gli aspetti teorici del web design con quelli pratici della percezione visiva. Nel suo studio cultura, biologia e tecnica si intrecciano e hanno pari importanza gli uni rispetto agli altri. È stato il suo discorso a indurmi ad acquistare Critica portatile al visual design. Da Gutenberg ai social network.
Critica portatile al visual design. Da Gutenberg ai social network
Nel paragrafo precedente sono stata decisamente fin troppo sintetica nell’illustrare l’autore del libro in questione. Ciò è dovuto al fatto che tutto quello che ha comunicato nella sede della PNbox Studios è riportato esaurientemente in Critica portatile al visual design. Da Gutenberg ai social network. Edito Einaudi, il testo redatto da Riccardo Falcinelli è una vera e propria guida sull’argomento.
Fin dall’introduzione il lettore viene informato sul potere comunicativo del visual design, di come si è sviluppato nel corso della storia e quali sono i fattori che lo rendono tale. Elisa Spinosa ha spiegato che è immersa e sommersa dal visual, Falcinelli mette subito in chiaro che:
«Nel mondo contemporaneo il design è ovunque: può essere usato, abitato, fruito, maneggiato, goduto, sfruttato, sprecato, distrutto, riciclato; ma soprattutto il design può essere visto. Questo è l’argomento del nostro libro: i linguaggi e i saperi del visual design, cioè di tutte quelle cose progettate anzitutto con lo sguardo».
Mettendo l’accento sulla serialità e sulla diffusione, l’autore fa un’importante distinzione tra ciò che è grafico e ciò che è visual. Il primo si occupa della fase pratica e degli strumenti usati per creare e progettare il secondo, che si occupa di comunicazione visiva e della sua diffusione.
Avvalendosi di esempi e personaggi del passato, Riccardo Falcinelli, delinea un percorso storico del design che inizia con Gutenberg e la nascita del libro stampato, considerato un oggetto industriale e per questo di design. Sempre con abbondanti riferimenti storici, ogni punto che determina la comunicazione visiva viene spiegato e approfondito nei minimi dettagli.
Detta così, Critica portatile al visual design, potrebbe sembrare una lettura un noiosa e difficile. Niente è più lontano dalla verità.
Ogni capitolo spiega un tema specifico con uno stile di scrittura semplice, lineare e chiaro. Il tutto è inframmezzato da illustrazioni di esempi pratici (se no, che libro sul design sarebbe?). Quello che è scritto è anche quello che vedi.
La comunicazione accade ed è soggetta a una vasta gamma di contaminazioni provenienti da molteplici registri linguistici coordinata e pensata precedentemente da chi ha avuto l’incarico di confezionare il prodotto da diffondere e consumare.
Quello che mi ha colpito di più è leggere, in queste pagine, quanto i discorsi e le conversazioni avviati tramite le immagini siano sottovalutate. In generale si pensa che ci voglia poco per fare un bel disegno o scrivere un contenuto ma nulla è dato dal caso. È sufficiente arrivare a questa frase, estratta dal libro protagonista di oggi, per rendersene conto:
«Per essere grandi progettisti si deve essere artigiani con competenze profonde».
Per concludere, Critica portatile al visual design. Da Gutenberg ai social network non deve essere per forza letto per intero (cosa che però ho fatto per mio puntiglio personale). Nel senso che svolge sia il ruolo di manuale per neofiti, sia da spunto di approfondimento per esperti su un determinato tema o capitolo perché è strutturato in modo tale da svolgere le funzioni che si evincono dal titolo. Riflettere sulla comunicazione visiva.
Dato il suo formato è decisamente portatile e il suo contenuto, ricco di dati storici e culturali, non lo rende pesante come un tomo dell’enciclopedia.
Tu cosa ne pensi? Hai letto il libro?
Autore: Riccardo Falcinelli
Titolo: Critica portatile al visual design. Da Gutenberg ai social network
Casa Editrice: Einaudi
Collana: Stile Libero Extra
Pagine: 321
Anno di pubblicazione: 2014
Prezzo di copertina: € 17
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