Come chiudere questa settimana a cavallo tra giugno e luglio? Su quale argomento soffermarsi per passare un fine settimana di riflessioni sparse e gettare le basi dei post per i prossimi appuntamenti su questo blog? Sono domande che mi assillano in continuazione e, anche se alla fine trovo un’idea e scelgo di portarla avanti, reagisco spesso con ansia.
Per il tema libero di oggi ho deciso di affidarmi a delle citazioni condivise da due bloggers, Elisa Spinosa e Nick Murdaca, pubblicate quando la televisione ha riproposto la visione dei film di Harry Potter e cosa significano per me i libri dedicati al maghetto nato dalla fantasia di J.K. Rowling, edito Salani.
Scelta e reazione: l’importante è essere, non apparire
A indurmi a riflettere su quello che siamo o su come appariamo è stata Elisa Spinosa, fondatrice del bellissimo blog I Love Creativity e la citazione, tratta da Harry Potter, che riportò sul suo profilo Facebook:
«Sono le nostre scelte, Harry, che ci mostrano chi siamo veramente, molto più delle nostre capacità».
Lo status ha incuriosito Nick Murdaka, blogger di Energie, come usarle che individuò delle similitudini con una riflessione a sua volta pubblicata tempo addietro, sempre su Facebook. Ecco l’immagine che riporta il suo pensiero:
A prima vista, le due frasi si contraddicono a vicenda ma, alla fine, si interrogano sulla stessa cosa e indicano una sorta di paura nel futuro e in ciò che potremmo diventare perdendo di vista quello che siamo veramente.
Con questo non voglio dire che Elisa e Nick non sanno chi sono o che non abbiano una loro precisa visione di sé e del mondo che li circonda, anzi. A loro, secondo me, va il merito (e la mia ammirazione) di porsi il beneficio del dubbio e, con umiltà, valutano quello che reputano più idoneo per la loro crescita umana e professionale. Tutti abbiamo i nostri demoni interiori e queste frasi suonano come cartine tornasole, punti di riferimento che mi hanno fatto ricordare due scene o passaggi illustrati dalla Rowling.
Ad esempio, in Harry Potter e la pietra filosofale, il Cappello Parlante valuta le capacità del protagonista e pensa di assegnarlo alla casata dei Serpeverde. È la scelta di Harry a determinare il suo ingresso in Grifondoro.
Il manufatto ha saputo quindi distinguere tra capacità e carattere dalla natura e dall’indole dello studente. Questo è quello che dovremmo fare anche noi perché Siamo nel momento in cui riusciamo a scindere le due cose e a non confonderle.
È questo quello che la citazione di Elisa Spinosa mi ha piacevolmente ricordato e, inoltre, il suo modo di essere è così creativo e allegro che mi viene da associarla a un frappé colorato e fresco mentre le sue capacità sono perfette per un libro di cui ti vorrei parlare in futuro, Critica portatile al visual design di Riccardo Falcinelli, edito Einaudi.
Per quanto riguarda la considerazione di Nick Murdaca, non ho potuto fare a meno di riportare alla memoria una scena del secondo capitolo della saga Harry Potter e la camera dei segreti.
In particolare, mi è venuto in mente Ron Weasley e la sua fobia per i ragni.
Ron reagisce con disgusto alla loro vista e si trova a doversi avventurare con Harry nella Foresta Oscura, per parlare con Aragog (un ragno grande tanto quanto una casa, vorace e di pessimo carattere) ma questo non gli impedisce di scegliere di seguire l’amico e di aiutarlo nelle sue indagini. Se di carattere il piccolo Weasley appare fifone e un po’ tontolotto, questo non vuol dire che lo sia. Se fosse realmente così, Harry non avrebbe fiducia in lui perché sente che è più coraggioso e intelligente di quanto egli stesso creda.
Quindi, la conoscenza di sé e degli altri avviene sia attraverso le reazioni sia attraverso le scelte ma sono da collocare su piani diversi. Quando si parla di carattere, non siamo né le nostre scelte né le nostre reazioni ma la somma di esse. Quando si cerca di individuare quello che siamo veramente, la faccenda si fa alquanto spinosa perché si ha a che fare con il mondo delle percezioni e delle illusioni e sul loro equilibrio.
Un’analisi che Nick Murdaca fa spesso e con garbo. Non un’immagine precisa della bevanda che questo blogger potrebbe rappresentare. Dati i temi che tratta su Energie, come usarle potrebbe essere benissimo della limpida acqua e il libro che mi ha fatto ricordare è Le vostre zone erronee. Guida all’indipendenza dello spirito di Wayne W. Dyer. È uno dei pochi testi che ho addirittura sottolineato (a matita) per poi rileggerlo in più punti.
Perché ho visto e letto tutti i libri dedicati ad Harry Potter
Come avrai notato, capita che qualche volta ti parli di libri dove si parla di esseri sovrannaturali (vampiri, lupi mannari e affini) e di creature fatate, abitanti e parte integrante dell’ambiente naturale. Se non ti risulta, i post accennati sono Io, Liam e Pensieri alla rinfusa su libri, anima e colori, contenente anche la storia di Ondine. Tuttavia non sono un’esperta di questi generi narrativi e, dato che già di mio me ne sto con la testa fra le nuvole, cerco sempre testi più impegnativi, per obbligarmi a stare con i piedi per terra. Per questo motivo ero un po’ reticente ad accompagnare il mio fratellino al cinema, per vedere Harry Potter e la pietra filosofale.
Fui rapita dal film, per ambientazioni e personaggi. Non riuscivo a smettere di fantasticarci sopra o ripetere le formulette magiche insegnate durante il primo anno a Hogwarts (non si sa mai che funzionino). Gongolante, il fratellino (abbiamo quasi 8 anni di differenza) mi specificò che era molto più bello il libro. Insomma, mi schifa Mark Twain e poi introduce in casa un testo senza che io me ne accorga? Fuori il romanzo!
In seguito abbiamo adottato una strategia, io tenevo d’occhio le uscite in libreria e lui si procurava i dvd dei film. Abbiamo caratteri differenti però le storie di Hogwarts hanno aumentato il nostro affiatamento fraterno e hanno svolto da terreno comune sulla quale confrontarci. Almeno, a me piace pensarla così. I libri sono anche elementi di unione e di condivisione.
Sui 7 romanzi della Rowling ci sarebbe molto da dire e nessuno mi ha deluso. Sono scorrevoli, piacevoli e, la cosa che mi ha affascinato di più è l’evoluzione di ogni personaggio, non solo di Potter. Tutti si sono trovati a reagire a delle situazioni critiche, straordinariamente comuni anche nelle nostre vite babbane, e a fare delle scelte. Tra reazioni e scelte che avvengono in due tempi diversi, i tre Grifondoro sono cresciuti e hanno formato la loro personalità oltre che scoperto sé stessi.
Gli ostacoli e i dubbi li hanno portati a diventare più forti, ad affrontare con elasticità mentale i loro sentimenti e a credere in sé stessi malgrado le tante situazioni di dolore e di sconforto che si sono trovate di fronte. Io rimasi affascinata da Severus Piton, perché appariva l’opposto di quello che era in realtà. Per difesa, spesso si tende a nascondersi e a non rivelare ciò che ci rende vulnerabili.
Alla fine, pensandoci su, il personaggio più bello (perché essenzialmente puro) è Neville Paciock. Le persone che Sono, non si notano.
Tu che dici?
5 Comments
Paciock è il mio preferito! Grazie mille per la citazione e l’immagine stupenda che hai associato al mio blog; azzeccatissima perché da sempre mi ispiro proprio ad essa! 😉
Sì, è uno dei personaggi più belli. Di nulla, Nick. Grazie a te per l’ispirazione. 🙂
Harry Potter devo terminarlo, sono ferma al quarto! Ad ogni modo, mentre leggevo formavo la mia personale opinione, che alla fine è andata a coincidere con la tua. Credo che le persone siano fatte di reazioni e decisioni: le prime sono immediate, le secondo sono mediate – dalla ragione, dall’interesse. Le capacità si muovono su un piano molto diverso Ho conosciuto persone che erano molto capaci ma enormemente complessate, invidiose e che hanno sempre scelto di mettere prima il proprio orgoglio. Un’idea poi me la sono fatta 😉
Bellissimo!!! Io amo Harry Pptter! Ho un post in bozza su Paciock da millenni sul tema proprio della predestinazione/scelta. Ma ora che lo hai scritto tu sto a posto 🙂
Ma no Sonia. Scrivilo lo stesso! 🙂