Ci sono donne talmente straordinarie che, a momenti, viene il dubbio che non siano neppure esistite.
Tempo fa recensii, o meglio commentai, la biografia su Peggy Guggenheim, redatta da Véronique Chalmet. Affascinata da questa mecenate d’arte, mi limitai a elencare i sentimenti che provai mentre leggevo la storia della sua vita, la sua straordinarietà e il suo modo di vivere estremo e controcorrente.
È mercoledì e collegandoli al ricordo di una donna che contribuì a rivoluzionare il mondo dell’arte, parlerò in modo più approfondito di una donna che invece si impose sul mondo della moda, Gabrielle ‘Coco’ Chanel.
Sono donne di gusto e con un certo senso per gli affari. Forse è per questo che non ho resistito alla tentazione di chiedere a Mirna Pioli, blogger di Doublentry, il suo Curriculum del lettore. Ne è uscito un quadro molto interessante dove il gusto, lo stile e la sensibilità si presentano in perfetto equilibrio con il concreto e la professionalità
Confrontando Peggy Guggenheim e Coco Chanel
Il primo uomo del quale ogni donna si innamora è il padre. Così è stato per Peggy Guggenheim e così lo è stato per Coco Chanel.
Segnate entrambe dalla perdita della figura paterna, la reazione delle due Signore è stata diversa. La prima ha vissuto all’insegna degli eccessi e delle passioni più sfrenate, forte della sua posizione di privilegiata e ereditiera mentre la seconda, abbandonata in un orfanotrofio, ha dedicato la sua vita all’essenziale, al simbolico e alla lussuosa sobrietà. Coco, infatti:
«ha inventato la povertà per miliardari, la semplicità dispendiosa, la ricerca di quel che non attira l’occhio».
Se Peggy ha riversato tutto il suo amore di donna nelle opere degli artisti proteggendole e conservandole come fossero figli prediletti, Chanel ha cercato di curare la sensazione di non essere mai stata amata e l’ansia da abbandono producendo opere d’arte nel campo della moda. Tutte e due hanno vissuto intensamente e tragicamente le loro vite, la prima soffocando nell’autodistruzione per l’amore tanto cercato ma mai ottenuto e la seconda cristallizzandosi in una diffidenza e smania di perfezionismo che la accompagnerà per tutta la vita. Né Peggy né Coco hanno avuto modo di aprire il loro cuore interamente poiché ogni volta che si presentavano i presupposti perché ciò avvenisse, l’uomo amato scompariva improvvisamente. Perseguitate dalla Morte ma, alla Morte, rese immortali.
«Compi quindi gli atti da fare, senza mirare a nulla, colui che compie la sua opera senza uno scopo, raggiunge l’aldilà».
Recita il III canto del Bhagavad Gîtâ, testo molto amato dal primo amore di Chanel, Arthur ‘Boy’ Capel e che la protagonista della biografia redatta da Isabelle Fiemeyer ha colto alla lettera, divenendo un’icona di stile. In fondo, Coco sapeva che:
«i poeti sono coloro che decodificano il mondo, i veri iniziatori».
Non pare quindi un caso che, dopo la morte di Boy in un terribile incidente automobilistico, l’unico che riuscirà a toccare, o almeno sfiorare, il cuore di Chanel sarà un poeta, Pierre Reverdy:
«Entrambi […] sono d’accordo sull’essenziale: l’inesauribile ricerca, la poesia e l’immaginazione come uniche risorse, la necessità di superare il reale e non trattenerlo per continuare a vivere».
Chanel, a suo tempo, superò tutto quello che poteva sopportare e anche di più. La sua forza e il suo fascino risiedono in questo (oltre che nel tubino nero) nella ricerca della perfezione nei dettagli semplici e nel superamento delle prove dolorose delle quali la sua esistenza fu costellata.
Se per Peggy Guggenheim Véronique Chalmet ha portato il lettore a vivere Un sogno d’eternità, Isabelle Fiemeyer ha ben rappresentato il profumo di mistero nella quale Coco Chanel era avvolta.
Alla fine di questo post ti lascio i dati del libro sulla storia di Coco ma, non andare via, c’è ancora il curriculum del lettore di Mirna Pioli da leggere.
Curriculum del Lettore di Mirna Pioli: le letture di una commercialista appassionata
La mia conoscenza di Mirna è ancora agli inizi, in quanto commercialista appassionata, mi aveva colpito un suo post riguardante gli studi di settore. Perché l’ho associata a Coco? Perché oltre al messaggio di donna pratica, concreta e pragmatica che lascia trasparire la sua professione, ho avuto l’impressione che ci fosse qualcosa di più.
Mirna ha una personalità frizzante, a tratti giocosa e lo mostra attraverso i suoi MirnaNO e i suoi Mirnabilia dove, attraverso i social, segnala le cadute di stile e di buon gusto in fatto di moda e coccola il suo pubblico mostrandogli esempi di classe ed eleganza.
Quando ho letto il suo curriculum del lettore poi, sono rimasta sorpresa da alcuni dettagli che la rendono oltremodo affine a Coco…
Nei ricordi della mia infanzia campeggia un librone enorme delle favole di La Fontaine (favole con delle massime tipo La volpe e l’uva, La cicala e la formica). Già allora non avevo mai sonno alla sera e non volevo mai che mio papà smettesse di leggere.
Invece la mia fiaba preferita era Cenerentola. Dentro il passeggino sfogliavo il libro e la ripetevo a memoria, tutti si stupivano perché pensavano che, così piccina, sapessi già leggere. Non mi è mai piaciuta la storia di Cappuccetto Rosso.
L’adolescenza? È stato un periodo segnato da tanta, tanta droga soprattutto nel mio paese. Anche se piccolo e di provincia si era diffusa moltissimo e ho perso tanti, troppi amici. Io ero un po’ esclusa da certe compagnie e ne soffrivo ma poi ho compreso che mi è andata molto bene essere già un po’ controcorrente (eri considerata antica se non fumavi).
Il libro più significativo è stato Alice e i giorni delle droga, diario di una anonima adolescente. Ricordo che le pagine avevano un odore stranissimo, pungente. Non avendolo mai sentito, lo associavo a quello della droga.
Durante l’esame di maturità ho letto Uno nessuno centomila di Luigi Pirandello il quale, tra l’altro è nato il 28 di Giugno. Come me, ma 101 anni prima.
Poi un po’ più avanti sono rimasta incantata dalla bellezza del film Le relazioni pericolose. Avevo 20 anni. Quell’epoca così divinamente narrata … ho subito acquistato il libro, che non mi ha delusa, di Choderlos De Laclos.
E poi la folgorazione a 31 anni per un libro letto in una notte. Si tratta de Il danno di Josephine Hart. Libro intenso, straziante, meraviglioso. Soprattutto per la frase che afferma:
«Chi ha subito un danno è pericoloso. Sa di poter sopravvivere»
E io, Rita, un danno, anche se diverso da quello di cui parla il libro l’ho subito, a quattordici anni e so di poter sopravvivere.
Un po’ più avanti, recandomi a un convegno a Roma, ho scoperto Andrea DeCarlo. In una libreria della stazione acquistai Nel momento. Ho adorato questo autore per parecchi anni, soprattutto per le frasi:
«Non c’è un di solito».
E
«Succede una sola volta, se succede».
Poi c’è un libro che mi è stato regalato con una dedica speciale da un uomo che ho tanto amato L’ultimo dei Savage di Jay McInerney.
Verso i 40 anni scoprii una chicca La conversazione amorosa di Alice Ferney.
Un dono per me, fatto di conversazioni, sguardi, parole, passione. Meravigliosamente raffinato.
Ultimamente sto leggendo tanti gialli, thriller psicologici ma non ne ho uno in particolare da ricordare. Adoro tutti i gialli di Agatha Christie. Sempre tra i classici, amo Jane Austen. I miei preferiti, Ragione e sentimento e Orgoglio e pregiudizio.
In questo momento però sono in attesa di un romanzo d’amore che mi faccia battere nuovamente il cuore, un romanzo che vorrei intenso, struggente da mozzare il fiato e non ovvio…
Autore: Isabelle Fiemeyer
Titolo: Coco Chanel. Un profumo di mistero
Titolo Originale: Coco Chanel
Traduzione: Guya Parenzan
Casa Editrice: Castelvecchi
Pagine: 158
Anno di pubblicazione: settembre 2008
Prezzo di copertina: € 16
2 Comments
Coco Chanel è un “personaggio” di cui so molto poco; mi colpisce la presenza di Josephine Hart: Il danno è un libro che mi attira da tanto tempo, lo posseggo, ancora non l’ho letto. Per il resto, che dire: come siamo diverse le une dalle altre!
Bruna, anch’io di Coco sapevo molto poco e anche se non sono molto ferrata in storia della moda, il suo stile mi ha sempre affascinata. Mi piace leggere le biografie dei grandi, le loro stesse vite erano romanzi coinvolgenti. Per quanto riguarda Josephine Hart, nemmeno io ho mai letto nulla di lei. Il bello è questo, essere diversi ma trovare comunque un punto di confronto comune. 🙂