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Il talento: cos’è e come riconoscerlo

10 Aprile 2015
A Bronx Tale; che cos'è il talento?

Lo cerchiamo, lo coltiviamo, lo desideriamo con tutte le nostre forze per convincerci di essere unici e di avere un posto nel mondo. È il talento e spesso mi sono domandata se lo possiedo veramente o se è soltanto un’illusione di cui non riesco a liberarmi. Una passione che brucia, un’idea che prende forma, una visione di qualcosa che potrei essere e un’incertezza nell’individuare quello che fa parte di me, del mio modo di scrivere, di questo blog.

Al talento si associa spesso il mondo dell’arte e, nella lettura, non posso fare a meno di ripensare alla vorace voglia di vivere e di circondarsi di bellezza di Peggy Guggenheim, descritta in Un sogno d’eternità di Véronique Chalmet o in storie d’amore travolgenti come La figlia di Mistral e ai collegamenti, voluti o non, che il protagonista maschile ha con la poetessa cilena Gabriela Mistral. Artisti. Tutti artisti, tutte persone (e personaggi letterari) di grandissimo talento. Mi hanno affascinata.

Oggi mi concentro quindi sulla parola talento. Prima di scrivere questo post, sono andata a consultare i vocabolari e i dizionari etimologici della lingua Italiana che possiedo. Sapevo che mi sarebbero tornati utili prima o poi…
Bronx-citazione-sul-talento

Che cos’è il talento? Lo spiega Robert De Niro in Bronx

Voglia, desiderio, sono queste le prime parole che vengono associate al termine talento. Non è solo qualcosa che si possiede naturalmente ma è anche qualcosa che si vuole ottenere. In cosa vuoi fare da grande ti ho confidato quelle che credevo fossero le mie inclinazioni sulle quali costruire le mie competenze. Questo non è però stato sufficiente per eliminare il tarlo del dubbio:

«Ho sufficiente talento per fare questo? Ho un talento che mi contraddistingue? Quale?».

Tra dubbi e possibili risposte, mi sono scoperta a rivedere alcune scene di Bronx, un film meraviglioso con Robert De Niro. Sì, De Niro di film ne ha fatti tanti di stupendi ma Bronx è tra i miei preferiti e una delle frasi più belle, pronunciate dall’attore, è ancora stampata a caldo nella mente e nel cuore. L’ho trascritta, fotografata, condivisa e non smetterò mai di riproporla periodicamente, per accertarmi che non venga perduta ancora negli angoli bui della mia memoria:

«Ricorda che la cosa più triste nella vita è il talento sprecato. Puoi avere tutto il talento del mondo, ma se non fai la cosa giusta, non succede niente».

A impartire questo insegnamento è il padre del protagonista Lorenzo Aniello (Robert De Niro) e io, in preda all’ansia, ho chiesto al mio, di padre, se avevo talento. La risposta non me la ricordo ma, sinceramente, non ho mai avuto intenzione di vivere una vita triste. Dolorosa, avventurosa e difficile (con i suoi alti e bassi) ma triste proprio no.

Imparare a riconoscere il talento: si può fare, un poco alla volta

A sentire amici e parenti avrei potuto fare tante cose. L’avvocato, per come mi accaloro quando mi trovo a parlare di un argomento che mi sta particolarmente a cuore o la psicologa per la mia predisposizione (a volte parziale) all’ascolto e alla chiacchiera. Queste professioni non le ho inserite in Cosa vuoi fare da grande. Non ho mai pensato di diventare avvocato o psicologa, non perché non mi piacessero ma perché, in cuor mio, non mi sentivo adatta ad esse.

Eppure non mi sono mai esclusa nessuna strada da percorrere e forse, in modo un po’ contorto, ho fatto la cosa giusta nel continuare a coltivare la mia fascinazione per le espressioni artistiche e naturali più disparate. Io inseguo i particolari di un fiore, le fusa di un gatto, i colori di un quadro, una canzone, le emozioni descritte nelle pagine di un libro o sublimate in pochi versi. Sono cose così comuni, piccole e abbondantemente disponibili che spesso vengono date per scontate.

Per capire il mio talento cerco di riconoscere il valore delle piccole cose e quando questo mio intento viene riconosciuto, non mi sento sprecata né triste ma appagata. Fare la cosa giusta non è solo misurare il proprio valore ed esprimerlo attraverso un talento ma è imparare a riconoscere il valore e il talento altrui.

La Guggenheim lo fece salvando dalla distruzione opere ora inestimabili, perché seppe individuare in esse la vera essenza della creatività, diversa dalla fantasia e, al di là delle relazioni strette per interesse economico o meno, andò oltre le piccolezze della natura e delle relazioni umane. A lei interessava il talento racchiuso in quelle opere da lei acquisite con il denaro ma abbracciate, desiderate come se fossero figli suoi.

I libri di Judith Krantz permangono e sopravvivono nei ricordi e nelle emozioni dei suoi lettori che un tempo furono adolescenti, forse non è letteratura ma è quanto di più vicino all’idea di talento si possa leggere, perché c’è, esiste nel momento in cui ci si lascia andare all’attrazione esercitata dalla vita stessa, anche se proposta in modo stereotipato e “non alto”.

Gabriela Mistral ha vinto e combattuto il cancro lasciando traccia di sé nelle sue poesie, forse amare ma chiara espressione di un talento coltivato e mai sprecato. Se ti va, leggi le sue poesie perché celebrano il talento, con la forza e delicatezza.

Io coltivo il mio personale talento gestendo questo piccolo blog, scrivendo in giro per il web e saltando da un social all’altro in cerca di persone capaci d’ispirarmi e di aiutarmi a far emergere quel che, non sempre, vedo di talentuoso in me. Questo mi permette di scoprire un tesoro dietro l’altro e sai una cosa? Di talento in giro per il mondo ve n’è in abbondanza, va solo individuato e trattato con cura.

Tu quale talento hai scoperto, fai la cosa giusta per proteggerlo e omaggiarlo?

Photo Credits: immagine in evidenza su www.craveonline.com

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