«Con un po’ di fortuna, imparerete anche voi a tenere la rotta orientandovi con le stelle».
Ecco l’incoraggiamento di Raymond Carver agli aspiranti scrittori ne Il mestiere di scrivere, edito Einaudi.
Per un motivo o per l’altro, la maggioranza dei lettori vorrebbe passare al livello scrittore. Me compresa. Questa lettura mi è stata indicata da una carissima (e critica) amica alla quale ho esposto i miei personali tentativi narrativi.
Il consiglio: leggi Il Mestiere di scrivere di Raymond Carver e poi riprova
E l’ho letto, con avidità e vivo interesse. Mi sono innamorata di questo testo a partire dall’Introduzione redatta da William L. Stull e Riccardo Duranti. Questi ultimi descrivono con grazia la personalità di Carver, scrittore e insegnante.
Una personalità umile, semplice, alla mano, propositiva e incoraggiante. Un uomo in grado di affascinare gli allievi minimizzando sulle sue capacità ermeneutiche. Una figura che prende forma, grande ma non irraggiungibile, nei saggi seguenti.
Carver è diretto, colloquiale e convinto che la scrittura non si possa insegnare ma che tutti siano in grado di padroneggiare. L’apprendimento avviene, prima di tutto, leggendo i grandi e imparando a circoscrivere «la loro particolare maniera di guardare le cose, di esprimerle». Una volta appurato questo, Raymond consiglia di raccogliere queste perle in schede 6X12.
Mai smettere di confrontarsi, di cercare, di migliorare.
Alla lettura degli scrittori veri si deve accompagnare la capacità (e la volontà) di accogliere gli influssi umani a cui siamo sottoposti, di incanalarli e di esprimerli. E poi? Revisionare, revisionare e revisionare ancora. A Carver piaceva «pasticciare con i propri racconti».
La revisione segue lo sfogo iniziale, è meditazione e raccoglimento. È il momento che lo scrittore predilige, il germoglio è spuntato ora va curato, seguito, modellato con amore.
Il Mestiere di scrivere non contiene solo questi piccoli, basilari consigli ma invoglia ad approfondire le narrazioni carveriane. (Vuoi stare zitta, per favore? sarà una delle mie prossime recensioni).
Leggere il dietro le quinte di uno scrittore, il modo in cui presenta i suoi componimenti più riusciti e l’analisi dei ricordi e dei processi mentali che hanno scaturito una determinata narrazione non solo permette il lettore di comprendere le motivazioni che hanno spinto Carver a scrivere ma conforta l’aspirante scrittore e lo sprona a perseverare.
«Un buon insegnante di scrittura creativa è una specie di coscienza letteraria, una voce critica e amichevole che ti parla all’orecchio».
Infine, grazie alla raccolta della documentazione di alcune lezioni tenute da Raymond, ho potuto immaginarlo, seduto su una sedia, sorridente, senza cattedre a fargli da barriera e completamente immerso ad accogliere e ascoltare i suoi allievi.
Jay McInerney racconta che Carver non pontificava sull’arte dello scrivere, ma mormorava. Dosava le parole trattandole con cura e umiltà. A chi piace scrivere, in fondo, piace soprattutto ascoltare e ricordare le parole non solo per quello che sono ma anche per quello che evocano.
Chicca finale? I 50 esercizi di scrittura creativa nelle pagine finali de Il Mestiere di scrivere. Un ottimo modo per sussurrare a se stessi, per scoprirsi, per raccontarsi e per allenarsi.
Autore: Raymond Carver
Titolo: Il Mestiere di scrivere
Curatori: William L. Stull, Riccardo Duranti
Casa Editrice: Einaudi
Collana: Stile Libero
Pagine: 172
Anno di pubblicazione: 2008
Prezzo di copertina: € 12
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