Nei giorni successivi al colloquio di lavoro sono stata ossessionata da un ricordo adolescenziale che ruotava attorno alla parola libertà.
A scatenare questa curiosa attività neuronale è stato il lungo discorso su come ottenere la libertà finanziaria per vivere la vita che si desidera vivere.
L’associazione dei due termini proprio non mi tornava e così, addentrandomi nei meandri della memoria imperfetta, rividi un sentiero montano da me percorso.
Ricordo di un dialogo sulla libertà
Giornata calda e soleggiata, pietre bianche e, davanti a me uno dei miei zii, quella volta settantenne, saliva saltando da un sasso all’altro come un giovincello. Io, tredicenne, lo seguivo, anche se la luce che si rifletteva sui minerali mi feriva gli occhi.
Improvvisamente la mia anziana guida si fermò per controllare che non fossi rimasta indietro e si complimentò con me dicendomi che, per la mia età, il mio passo era sicuro. La camminata divenne per me più leggera (è sempre bello sentirsi trattati come pari) e cominciammo a conversare sul paesaggio. Mio zio disse che gli ricordava l’altopiano del Carso e delle battaglie che vi furono combattute, della gente perita e del sangue versato. Due suoi fratelli avevano combattuto durante le Guerre Mondiali e solo uno era tornato. L’altro risulta tuttora disperso in Russia. Gli chiesi il perché di tutto questo e ricordo che rispose che gli uomini che morirono per la libertà.
“Ma quindi, la libertà è sofferenza?” domandai io
“In un certo senso, sì…” rispose.
Non ricordo il resto delle parole che ci siamo scambiati ma questo stralcio di conversazione continua a ripresentarsi regolarmente. Una specie di persecuzione.
Che cos’è la libertà?
In generale si pensa che la libertà indichi la possibilità di fare ciò che si vuole senza subire controlli esterni. Tuttavia, a contrastare questa definizione da vocabolario, è la consapevolezza che la nostra personale percezione di libertà finisce nel momento in cui inizia quella degli altri. Se si prendono per buone entrambe le considerazioni allora, fondamentalmente, la libertà non è mai esistita, non esiste e non esisterà.
Eppure, è un valore insito in ogni essere umano. A lei ci si affida, si desidera raggiungerla, sentirla dentro, nelle cose e nelle persone che ci circondano. A lei sono stati dedicati gesta, opere artistiche, ideologie sociali e ancora esercita un grande fascino non appena la si sente nominare. La si invoca in ogni circostanza, sempre e, a volte, anche a sproposito.
Io sento parlare di libertà da tutte le parti e spesso viene proposta come un qualcosa di accessibile. Basta ottenere un bel lavoro, avere una bella casa, uno stipendio fisso. Credo che la libertà del fare e la possibilità di avere qualsiasi cosa venga, in un qualche modo confusa con la libertà in quanto valore umano e tende a diventare niente più di un prodotto vendibile sul mercato.
La mia idea di libertà
Personalmente mi rifiuto di credere che la libertà si riduca a questo e, pur non negando l’importanza di guadagnarsi da vivere onestamente, mi inquieta sentirla associata al denaro, alla politica e quant’altro. In questi contesti credo sia preferibile lasciar in pace la libertà e rispolverare (sempre con cognizione di causa) il termine di dignità e riflettere di più su entrambe.
Il concetto di libertà mi è troppo caro per riuscire a parlarne con chiarezza. Non si può definire eppure, malgrado la mente dica il contrario, esiste e si manifesta nei modi più disparati. Quando si legge un libro, quando si lascia andare un pensiero sapendo che esso farà sempre parte del suo pensatore. Ci sono cose che non possono essere portate via, nemmeno con la forza poiché sono solide come la roccia. Il lato libero della natura umana trova sempre il modo per esprimersi, solo che ha più difficoltà a venire allo scoperto perché richiede un percorso faticoso, difficile e doloroso.
Sempre dai meandri della mia memoria imperfetta mi venne in mente che, nei momenti di tregua e contravvenendo agli ordini degli ufficiali, i soldati ricordati da mio zio condividevano con gli avversari tabacco e qualche bene di conforto. Nella tregua di Natale del 1914 un soldato tedesco uscì allo scoperto portando in dono, agli avversari inglesi, un albero di Natale. Per un attimo uomini comandati da altri uomini si resero liberi lasciando libera espressione alla pace, onorando la vita. Per un attimo furono diversi e uguali insieme.
Le pietre bianche non mi ferivano più gli occhi e la parola libertà è stata riposta con cura in uno di quei cassetti interiori che preferisci aprire con parsimonia, per paura di perderne il contenuto e di offendere la memoria di chi veramente, per un attimo, l’ha vissuta.
Io ho provato ad aprire il cassetto per dare il giusto peso alla libertà e tu? Qual è la tua idea di libertà?
Photo Credits: immagine via pixabay
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