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Leggere la Millennium Trilogy di Stieg Larsson

25 Marzo 2015

Ripensando alle recensioni poco lusinghiere di Ninja in ufficio e del Centenario che saltò dalla finestra e poi scomparve ho creduto di non aver dato sufficiente merito alla letteratura svedese quando mi è venuta in mente la Millennium Trilogy del fu Stieg Larsson.

Edito in Italia dalla Marsilio, la saga consta di tre romanzi polizieschi, Uomini che odiano le donne (2007) La ragazza che giocava con il fuoco (2008) e La regina dei castelli di carta (2009) che hanno riscosso un successo di vendite pazzesco e numerosi riconoscimenti ma andiamo per ordine.

Millennium Trilogy di Stieg Larsson

Millennium Trilogy di Stieg Larsson: Uomini che odiano le donne

Uomini che odiano le donne narra le vicende della famiglia Vanger e della misteriosa scomparsa di Harriet, nipote prediletta dell’industriale Henrik Vanger che nel prologo viene così introdotto:

“Era diventato un rito che si ripeteva ogni anno. Il destinatario del fiore ne compiva stavolta ottantadue. Quando il fiore arrivò, aprì il pacchetto e lo liberò dalla carta da regalo in cui era avvolto”.

Frasi brevi, linguaggio semplice, senza tanti fronzoli. Sono stata subito catturata da queste poche righe poiché, anche se Stieg Larsson non lo descrive, ho immaginato subito l’anziano festeggiato immerso nell’ombra, solo nel suo immenso studio, punto focale di un impero economico. Da qui inizia il caso dei fiori essiccati, motivo per il quale il capostipite dei Vanger contatta il protagonista e giornalista economico, Michael Blomkvist, titolare della rivista Millennium, spina nel fianco di multinazionali che si arricchiscono credendosi al di sopra della legalità. L’uomo deve trovare il mittente di tali fiori poiché soltanto scoprendo la sua vera identità si potrà sapere che fine ha fatto la piccola Harriet.

La ricerca di Blomkvist è motivo di contatto con Lisbeth Salander, il personaggio più affascinante di tutto il romanzo. Giovane donna, hacker e con un passato violento, la figura di Lisbeth presenta, in Uomini che odiano le donne, dei risvolti psicologici e caratteriali che invece di dissipare, aumentano l’aura di mistero che la circonda. Chi è veramente? Da dove viene? Qual è la sua storia? Che cosa spera di ottenere? Queste sono solo alcune delle domande che sorgono spontanee rendendo lo stile dell’autore efficace e in grado di creare la giusta tensione narrativa.

Una tensione che aumenta man mano che il duo indaga sulla scomparsa di Harriet e, un pezzo alla volta, smonta la facciata di perbenismo e rispettabilità sulla quale la famiglia Vanger ha fondato il suo potere. Con pazienza certosina ma senza smorzare la voglia di sapere come va a finire, Blomkvist e Salander riusciranno a risolvere il caso, rimasto aperto e irrisolto per più di quarant’anni. Tempo che però ha permesso all’antagonista di compiere ogni tipo di vessazione e umiliazione alle donne. Tempo che ha permesso a uno dei tanti uomini che odiano le donne di agire indisturbato e, insospettato.

Un valore aggiunto dato dal primo libro che compone la Millennium Trilogy, inoltre, proviene dalle statistiche riportate a inizio di ogni capitolo. Dati che denunciano la reale situazione delle donne nei Paesi cosiddetti “civili” e che illustrano il lato oscuro della Svezia, fatto di violenze e abusi perpetrati contro le donne perché inferiori, deboli, niente più che oggetti da consumare e buttare una volta fatti a pezzi. Finzione e realtà si mescolano e veicolano un messaggio verosimile e attuale. È come se l’anima del giornalista fosse la voce fuori campo e desse autorevolezza a ciò che il romanziere va narrando.

Millennium Trilogy: La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta

Come la bellezza anche il piacere della lettura è soggettiva e mentre Uomini che odiano le donne può essere letto senza sentirsi costretti a proseguire, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta sono tra loro inscindibili. Quindi, se siete stati catturati dalla personalità sfuggente e contorta di Lisbeth, il seguito fa al caso vostro. In caso contrario, è possibile fermarsi al primo libro senza avere la sensazione che manchi qualcosa alla storia narrata.

Filo conduttore ed elemento centrale del secondo e del terzo tomo della Millennium Trilogy è Lisbeth Salander. Lo stile narrativo, la semplicità e la capacità di rendere agevole ed emozionante la visione dei nuovi casi di Blomkvist e del passato di Lisbeth si mantengono fedeli all’impostazione narrativa introdotta nel primo romanzo di Stieg Larsson. L’attenzione è sempre rivolta al tema sulla violenza alle donne, degli abusi fisici e psicologici di cui sono vittime e di quanto questo dolore inflitto sia monetizzato attraverso la prostituzione e con il benestare di esponenti, uomini, di spicco del governo svedese.

Lisbeth è la donna che, rifiutando di essere ancora una vittima, potrebbe sovvertire lo status quo e per questo viene perseguitata. Se in La ragazza che giocava con il fuoco il lettore riuscirà finalmente a capire cosa l’ha resa quello che è, in La regina dei castelli di carta non è la sua identità a essere messa in discussione ma il suo ruolo all’interno della società. La falla, in questo caso, non è l’asociale e bistrattata Salander, ma le modalità con le quali governo e servizi segreti hanno ottenuto i loro scopi e di come esse siano state insabbiate rubando alla ragazza gran parte della sua vita senza pensare che avrebbe richiesto la rivincita.

In generale, la Millennium Trilogy merita tutto il suo successo che ne ha portato anche l’adattamento cinematografico intitolato The Girl with the Dragon Tattoo, diretto da David Fincher (Il curioso caso di Benjamin Button) uscito negli USA nel 2011 e in Europa l’anno dopo.

Personalmente, ho impiegato tre settimane per concludere tutta la trilogia ma un caro amico e grande lettore ha rinunciato al sonno per leggerla. Doveva essere una lettura da viaggio, peccato che l’ha conclusa prima di partire…

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2 Comments

  • Reply Stefania Ciocconi 2 Marzo 2018 at 13:57

    Solitamente i best seller mi deludono, questo ha confermato di meritare il successo: belle storie seppure violente, tanti personaggi che si legano alla successione di eventi, splendidi protagonisti. peccato che l’autore abbia avuto successo solo dopo la sua morte.

    • Reply Rita Fortunato 2 Marzo 2018 at 16:16

      Probabilmente perché seguono dinamiche standard mentre Larsson ha, a modo suo, creato qualcosa di nuovo e originale. Sì, peccato che il successo gli sia arrivato postumo ma forse Lagercrantz ha tutte le carte in tavola per esserne l’erede creativo. 🙂

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